In attesa della divulgazione dei risultati peritali sul dna dei resti attribuiti a Maria Fresu, prevista per il 30 e 31 ottobre, nell’ambito del processo a Gilberto Cavallini, l’unica cosa certa sulla strage di Bologna è che la verità non si conosce ancora. Certezza dimostrata dalla mancata desecretazione di tutte le carte dei servizi segreti chiesta a gran voce da parlamentari appartenenti a diverse forze politiche.
Nonostante siano passati più di 39 anni da quel fatidico 2 agosto del lontano 1980, nonostante i processi, le condanne e le convinzioni, continuano ad emergere “dettagli” che mettono in discussione la versione ufficiale. Ieri, l’Adnkronos ha dato notizia di un passaporto cileno falso utilizzato da una donna, a oggi sconosciuta, che soggiornò in un albergo davanti alla stazione di Bologna nei giorni precedenti la bomba. Oggi poi, la stessa agenzia di stampa ha pubblicato altri documenti che riaprirebbero la cosiddetta “pista palestinese”.
Chi fosse quella donna non ci è dato saperlo. Sappiamo che la polizia cilena fece degli accertamenti e comunicò i risultati alle autorità italiane. Quello che non sappiamo è se e quale tipo di accertamenti abbia fatto lo Stato italiano visto che negli atti ufficiali non ce n’è traccia.
Eppure non è fattore di poco conto dato che, come emerso in altri fatti di sangue, diversi passaporti cileni falsi sono comparsi negli accertamenti delle forze di polizia di mezzo mondo e delle intelligence che hanno dato negli anni la caccia ai terroristi palestinesi e a quelli legati a Ilic Ramirez Sanchez alias Carlos lo Sciacallo, che peraltro aveva a Bologna un suo uomo il giorno della bomba. Lo stesso Carlos per muoversi non utilizzava un passaporto cileno falso, ne utilizzava due.
Su questo ennesimo colpo di scena, sono intervenuti i parlamentare dell’Intergruppo “2 agosto” Federico Mollicone, Paola Frassinetti, Isabella Rauti, Galeazzo Bignami chiedendo al governo “immediata chiarezza”: “Il premier Giuseppe Conte, che ha tenuto a sé la delega sui Servizi segreti, chiarisca se i nostri apparati di sicurezza avessero contezza di queste evidenze, che cambiano totalmente la narrazione dominante. Il ministro Bonafede prenda quindi atto delle nuove evidenze e palesi le eventuali storture del processo e dell’inchiesta. Presenteremo un’interrogazione in tal senso, al fine di raggiungere, finalmente, la verità giudiziaria e storica sulla strage di Bologna. Lo dobbiamo alle vittime e ai loro familiari”.
E ribadiscono: “È necessario, quindi, inserire presto in calendario d’Aula la nostra proposta di legge bipartisan per la costituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle connessioni del terrorismo interno e internazionale con la strage di Bologna del 2 agosto 1980, la cui attività sarebbe ora d’importanza cruciale”.
L’augurio che oggi possiamo auspicare è solo che la politica faccia il suo compito, per rendere giustizia non solo alla vittime ad ai parenti delle vittime, ma ai cittadini tutti. Perché, ribadiamo, l’unico dato di fatto ad oggi è che la verità giudiziaria e quella storica non coincidono affatto.
[Fonte: www.opinione.it]