Resoconto stenografico
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la consigliera Rauti. Ne ha facoltà.
RAUTI (Pdl). Grazie, Presidente, assessori, colleghe e colleghi. Io ritengo che oggi si stia sviluppando in quest’Aula un dibattito elegante, ma non astratto, che ci consente anche di introdurre delle riflessioni importanti sulla dignità della buona politica, e ci consente anche di riflettere su una manovra importante che ieri l’assessore Cetica ci ha illustrato, una manovra nuova nel metodo, con un accorpamento dei capitoli di spesa, un modo lineare di presentare l’intervento con quella definizione che l’assessore ha usato e che è tecnica, di armonizzazione del bilancio. Io ritengo che questa manovra, oltre al metodo abbia anche il merito, contenga un’anima… Scusate, io non ho testi scritti, parlo a braccio, ho bisogno di seguire il mio ragionamento. Grazie.
Ritengo che questa manovra abbia una sua anima e che contenga importanti linee politiche di sviluppo e anche indicazioni concrete, penso al riferimento all’articolo ad hoc sull’edilizia scolastica, penso all’articolo aggiuntivo sui consumatori e su altri elementi.
Credo anche che il dibattito di oggi, però, debba comunque partire da un presupposto: che niente si svolge nel chiuso di quest’Aula che non è chiusa in se stessa e che deve contestualizzare ogni azione e ogni riflessione, perché nel contesto nazionale c’è una manovra importante, una manovra che nasce come reazione ad una crisi internazionale, anzi ad una crisi globale, ad una crisi che non è di settore, ma è una crisi di sistema. E credo che l’Italia stia facendo molti sforzi, e non da oggi, per uscire dalla crisi e che abbia davanti a sé un obiettivo, e non mi importa chi lo raggiungerà, mi importa solo che questo Paese lo raggiunga, un obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013. In questo momento, il governo tecnico va in questa direzione.
Ho pochi minuti quindi non parlerò della manovra nazionale, anche se in virtù di quello che ho detto qualche considerazione voglio farla.
Una manovra che definirei, nelle sue luci e nelle sue ombre, un male necessario, una manovra che mi auguro raccolga alcuni correttivi, perché è una manovra molto di tasse, vecchie e nuove, molto di tagli, nuovi, e poco di crescita economica e di sviluppo.
Male necessario e mi auguro che i correttivi vengano accolti ed a mio avviso dovrebbero andare verso il quoziente familiare, verso una maggiore gradualità dell’età pensionabile, verso una attenzione specifica e superiore per le donne e per la maternità e verso, questa è una mia opinione personale, una patrimoniale, all’insegna di una maggiore equità sociale e generazionale, anche se questa manovra, come dicevo, qualche elemento lo contiene in termini di luce, mi riferisco per esempio alla deducibilità dell’Irap e ad un aumento necessario dell’età pensionabile, nonché a quel sistema di incentivazione per le imprese che assumono donne e giovani e lo fanno, attenzione, a tempo indeterminato per combattere il precariato e per fare emergere il lavoro nero e sommerso.
Penso anche che però complessivamente la manovra colpisca il ceto medio e lo fa con le aliquote fiscali.
Ma torniamo a noi ed al nostro dibattito e a quello che vorrebbe essere il mio contributo a questo dibattito in Aula che, ripeto, è elegante e non astratto.
Io e la collega Chiara Colosimo abbiamo presentato alcuni emendamenti e ci sarà credo modo di entrare nel merito e nel dettaglio, non lo farò qui però ce n’è uno che voglio enunciare perché credo abbia un suo senso.
L’emendamento che noi abbiamo proposto e che potrebbe avere anche un consenso bipartisan è un contributo volontario di solidarietà, la scelta di destinare il 5 per cento della nostra indennità, ripeto su base di adesione volontaria per creare un fondo da utilizzare per finanziare politiche sociali.
Vedete, io sono una persona che è cresciuta leggendo alcuni autori, uno di questi è Tonnies. Tonnies distingue la società nella quale urge lo scambio dalla comunità nella quale invece l’azione che la governa e determina è il dono. Allora io penso che non si tratti di un dono ma di una responsabilità, io penso che si tratterebbe di un segnale, io penso che si tratterebbe di un segnale rispettoso di questi tempi, questi tempi definiti da tutti di sacrifici, questi tempi o anche questi giorni che vedono già nei lavoratori dipendenti la riduzione della loro tredicesima, questi tempi di tensione sociale, di povertà materiale e materiali, di recessione,di disoccupazione, di emergenze, sono tempi che richiamano tutti non solo a gesti simbolici ma soprattutto a gesti concreti per uscire dalla crisi secondo uno stile rinnovato e recuperato di sobrietà, di essenzialità, di lotta allo spreco e di eticità nei consumi.
Allora in questo ed in altri modi si deve uscire dalla crisi e l’Italia sta cercando di farlo e noi dobbiamo farlo. Però, vedete, e vengo ad un altro elemento delicato, la crisi c’è, la crisi va assunta come una responsabilità e va rispettata, però non dobbiamo enfatizzare la crisi utilizzandola, è stato detto non ricordo da quale collega oggi, e lo condivido, lui ha detto che la crisi non può diventare un alibi per fare un attentato alla democrazia. Penso lo stesso, penso anche che la crisi vada guardata in faccia ma che non può diventare un elemento di catarsi collettiva, né legittimare una ondata di antipolitica.
Ecco, vedete, su questo voglio introdurre un distinguo. Quello che si sta registrando a mio avviso non è un odio della politica ma casomai può essere il disprezzo per alcuni politici, per alcuni atteggiamenti sbagliati di alcuni politici, perché io penso che la buona politica abbia la sua funzione e che questa funzione vada rispettata.
Io penso anche, e questo è uno dei nodi della nostra discussione che ci fa parlare anche oggi, naturalmente lo facciamo sull’effetto di indicazioni di carattere nazionale, anche del vitalizio, vedete noi dobbiamo però anche camminare con un po’ in equilibrio, dobbiamo capire quello che succede, tagliare quello che c’è da tagliare ma anche, ed in questo ha ragione il collega Storace, restituire e difendere la dignità e la identità della buona politica.
Vedete, una volta c’erano gli oneri di funzionamento degli organi politici, poi sono arrivati ad un certo punto i costi della democrazia ed i costi della politica. Attenzione, noi abbiamo il dovere di contenere gli oneri di funzionamento ma noi abbiamo anche il dovere di far funzionare gli organismi politici e non esistono le spese della democrazia, non esistono i costi della democrazia o, meglio, esistono i costi oggettivi di una democrazia che sappia essere efficace, efficiente, trasparente, equilibrata, realizzata al suo interno. Ed allora abbiamo il dovere di contenimento sì, abbiamo il dovere di combattere gli sprechi sì, abbiamo il dovere di fare i tagli sì, ma abbiamo il dovere di difendere la dignità della politica quando questa naturalmente è presente nella vita di ognuno di noi ed io penso che il personale ed il politico debbano essere in continuità ed in coerenza.
Vedete, ci sono degli emendamenti che vanno nella direzione, anche da me condivisa, di eliminare per esempio la cristallizzazione, di eliminare l’indicizzazione, sono tutti elementi, attenzione, non marginali ma che vanno nel senso di una assunzione di responsabilità. Entrerò nel merito quando avrò modo di presentarli a quest’Aula, ci tengo però a dire che noi con una norma sola, con un colpo solo abbiamo, come posso dire, rovesciato un sistema, un sistema che è stato anche un sistema di benefici eccessivi, di cui il vitalizio, a mio avviso, forse è la punta del classico iceberg.
Io penso che noi si debba lavorare in termini di proposta di legge ad un intervento più complessivo, più articolato, che vada a considerare, come ha detto anche il collega Gigli, per esempio il numero delle commissioni, esattamente come abbiamo già considerato la situazione dei monogruppi, oppure ancora andare a legare la effettiva presenza in sedute ed in commissioni al nostro compenso economico, insomma tanti altri elementi.
Io comunque saluto con favore il passaggio del nostro vitalizio da un regime retributivo ad un regime contributivo, perché lo ritengo giusto, come personalmente condivido la estensione di questo sistema agli assessori e lo faccio proprio, vedete, in natura di un principio, il principio è quello per il quale è nato il vitalizio ed è diventato un diritto di natura, di rango costituzionale, perché è nato per garantire l’indipendenza economica della persona chiamata a svolgere un mandato elettivo, è nato, tra l’altro la nostra indennità è agganciata all’indennità dei parlamentari, perché si ritiene che chi faccia questo lavoro sia nella impossibilità di dedicarsi a professioni altre, se lo fa in termini naturalmente di impegno assoluto.
Vedete, il vitalizio nasce come idea di una funzione parlamentare a tutto pieno e quella, secondo me, è l’idea giusta, e concludo, Presidente, forse è quella che faceva dire a Madame de Stael che la politica è una vita ad alta potenza. Certo è una vita ad alta potenza se l’impegno è totale, complessivo, assoluto. Se l’impegno è fiacco non è vita ad alta potenza ma è cosa priva di dignità che deve essere lontana dalle nostre persone esattamente come deve essere lontana dall’Aula.
Io concludo, mi scuso per avere sforato nei minuti che mi spettano. Voglio anche riagganciarmi all’intervento del nostro assessore che ieri ha citato un sociologo pensatore a me molto caro e le sue frasi le ho usate anche per i biglietti di auguri di Natale di quest’anno e voglio, agganciandomi a quanto diceva lui, richiamare qui un pensiero di Bauman che ci può credo aiutare tutti, quando dice: “Dobbiamo porci delle sfide difficili, dobbiamo scegliere obiettivi che siano ben oltre la nostra portata e possiamo solo sperare di riuscire prima o poi a raggiungere quegli obiettivi dimostrandoci così all’altezza della sfida”.
La sfida oggi non è soltanto quella del taglio ai costi della politica ma sicuramente la sfida oggi è quella di portare l’Italia fuori dalla crisi, è quella di farlo all’insegna dell’equità e dell’inclusione sociale. Grazie.
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Responsabile
Sezione Resocontazione
Stefano Mostarda