“Solo rafforzando le politiche di promozione della parità di genere si può realizzare una presenza equilibrata tra uomini e donne nei luoghi della decisione, che è il presupposto fondamentale e la garanzia dell’efficacia dei sistemi democratici”.
Così la consigliera della regione Lazio Isabella Rauti durante la tavola rotonda “Democrazia paritaria: parità di accesso alle cariche elettive” promosso dalla Fidapa (Federazione Italiana Donne, Arti, Professioni, Affari) Bpw Italy a Roma.
“È prioritario, dunque, intervenire sugli Statuti delle Regioni e sulle leggi elettorali regionali, introducendo il principio vincolante della rappresentanza di genere. Il Forum delle elette nei consigli regionali d’Italia – ha proseguito l’On. Rauti durante la tavola rotonda – ha elaborato un documento di indirizzo, sulla modifica delle leggi elettorali regionali, in cui si indica, in caso di ritorno delle preferenze, il modello della doppia preferenza di genere ed in caso di collegi uninominali il meccanismo binominale di genere. Il dibattito sulla riforma del sistema elettorale è aperto e resta il nodo del 30% di donne nelle liste e l’introduzione, appunto, del sistema della doppia preferenza”.
Isabella Rauti ha, poi, sottolineato, ai margini del convegno, quelli che sono i problemi di fondo da aggredire: in primo luogo la rappresentanza femminile nelle istituzioni, secondariamente il welfare perché “noi dobbiamo lasciarci completamente alle spalle un welfare assistenzialistico e costruire un welfare sussidiario vicino ai bisogni delle persone, costruito intorno alle centralità delle famiglie”. La consigliera, inoltre, ha prontamente evidenziato che questo welfare sussidiario “deve risolvere la questione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro che non è una questione femminile ma è una questione del mercato del lavoro, è una questione che riguarda la competitività di un Paese e il suo sviluppo. E per rendere il Paese più competitivo e aumentare il Pil dobbiamo offrire alle famiglie degli strumenti di conciliazione e un’offerta maggiore di servizi”. E, infine, in terzo luogo ha fatto riferimento all’emergenza di una “battaglia culturale, di un’emergenza educativa che non c’è perché intanto vediamo riemergere il fenomeno della violenza di genere in tutte le sue forme” e per questo appunto occorre intervenire anche “nel linguaggio della comunicazione”.
“Penso quindi che questo sia il momento più giusto anche per assumersi un po’ di responsabilità quindi tutti noi dobbiamo sentirci chiamati come una responsabilità collettiva, individuale di fronte a queste emergenze”.
[Fonte: www.mondoliberonline.it]