Percorso:

Mozione – Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00048 – Scenario economico italiano e Mezzogiorno

Atto n. 1-00048

Pubblicato il 5 novembre 2018, nella seduta n. 53

IANNONE , STANCANELLI , MARSILIO , LA PIETRA , RAUTI , RUSPANDINI , URSO , GARNERO SANTANCHE’

Il Senato,

premesso che:

nello scenario economico italiano, aggravato dalle conseguenze della situazione finanziaria internazionale, continua a porsi in primo piano la questione di una nazione ancorata a due differenti velocità di sviluppo, la cui più diretta conseguenza è l’inasprimento dei divari tra le regioni settentrionali e quelle meridionali, e le diseguaglianze interne alle stesse aree del Mezzogiorno; l’obiettivo di ottenere un tasso di crescita del Mezzogiorno significativamente e stabilmente superiore a quello medio dell’Unione europea e del resto della nazione è lontano dall’essere raggiunto; la crisi economica ha inciso e sta incidendo in misura significativa sulla produzione, sui consumi, sull’attività delle piccole e medie imprese, soprattutto allocate nel Mezzogiorno d’Italia e, pertanto, si estrinseca, ogni giorno di più, l’esigenza di una rinnovata e prioritaria attenzione per il Sud rispetto alle tematiche delle infrastrutture, dell’istruzione, del welfare e del lavoro, della salute e dell’ambiente; temi impegnativi che rappresentano, però, diritti fondamentali delle persone ispirati al rispetto dei bisogni generali della nazione, e non di particolari tendenze politiche o regionali; è un dato di fatto che le regioni del Sud Italia hanno subito, con molta più forza, i segni della crisi economica, e ciò è evidenziato anche dai dati relativi alla disoccupazione giovanile e alla conseguente emigrazione, come anche da quelli relativi al reddito e alla povertà;

le cause primarie possono essere rinvenute in una condizione complessiva del Mezzogiorno che è data dalle infrastrutture, dall’impianto economico produttivo, dalla crisi imprenditoriale, e che rende questi territori particolarmente vulnerabili;

la distanza tra il Centro-Nord e il Sud non si limita al Pil pro capite (la quota di Pil generata nel Nord è aumentata di 1,2 punti percentuali, mentre quella del Sud e delle isole è diminuita di 0,9 punti percentuali), ma riguarda tanti altri indicatori, come la continua migrazione delle forze giovanili verso altri regioni e verso l’estero, l’elevato numero di giovani che abbandonano gli studi in ragione delle condizioni di disagio complessivamente percepite, l’irrilevante capacità di attrazione di investimenti dall’estero, il peso ancor maggiore rispetto al resto della nazione della burocrazia, dell’inefficienza istituzionale, della corruzione, della lentezza giudiziaria, dell’economia sommersa, della mancanza di strutture sanitarie adeguate;

inoltre, sul mancato sviluppo delle regioni meridionali incide pesantemente la criminalità organizzata;

le anticipazioni al rapporto Svimez 2018 sull’economia e la società del Mezzogiorno hanno evidenziato che “L’occupazione, nella media del 2017 nel Mezzogiorno, è di 310 mila unità inferiore al 2008 mentre nel complesso delle regioni del Centro-nord è superiore di 242 mila unità. Il tasso di occupazione è ancora due punti al di sotto del 2008 nelle regioni meridionali (44 per cento nel 2017, era 46 per cento nel 2008), mentre ha recuperato i livelli 2008 nel Centro-nord”;

nell’ultimo decennio, nell’ambito del sistema infrastrutturale e dei trasporti nel Mezzogiorno si è assistito a una forte perdita di competitività, anche a causa del fatto che a fronte di un incremento della dotazione infrastrutturale nel Centro-Nord per autostrade, nel Mezzogiorno si è assistito ad una progressiva diminuzione in termini sia quantitativi sia qualitativi;

inoltre, nello stesso periodo, la dotazione ferroviaria ordinaria ha registrato una contrazione concentrata nel Mezzogiorno;

il Sud della nazione presenta, nel complesso, una dotazione infrastrutturale, in ferrovie e autostrade, addirittura inferiore rispetto ai Paesi dell’est dell’Europa e ciò rappresenta un formidabile freno alla possibilità di esportare, di attrarre turisti, di crescere;

ai sensi della vigente normativa, in forza del criterio che lega gli investimenti pubblici ordinari da destinare alle singole Regioni alla popolazione residente, già previsto dalla legge di bilancio per il 2017, è assegnata alle Regioni meridionali una quota pari al 34 per cento di tali investimenti; tale quota appare insufficiente a recuperare il divario con la parte settentrionale della nazione;

i patti per il Sud ed il masterplan per il Mezzogiorno assegnano alle città metropolitane cospicue risorse ma, a seguito della “riforma Delrio” (di cui alla legge n. 56 del 2014), tali enti si trovano, di fatto, nell’impossibilità di gestire le risorse loro assegnate;

anche i profili ambientali destano maggiore preoccupazione nel Mezzogiorno: gli ultimi Governi hanno dovuto nominare diversi commissari straordinari a seguito delle pesanti pene pecuniarie inflitte dalla Corte di giustizia dell’Unione europea per il mancato rispetto della vigente normativa europea in materia ambientale;

il commissario straordinario unico per la realizzazione degli interventi in materia di collettamento, fognatura e depurazione delle acque reflue a seguito della sentenza di condanna della Corte di giustizia dell’Unione europea del 31 maggio 2018, ad esempio, si occupa di impianti di depurazione situati per l’80 per cento nel Mezzogiorno; a fronte di tale inadempienza, l’Italia ha dovuto pagare una somma forfettaria pari a 25 milioni di euro e una penalità di 165.000 euro al giorno, pari a 30.112.500 euro, per ciascun semestre di ritardo nell’attuazione delle misure necessarie per adeguare gli impianti alla normativa europea;

analogo discorso vale per il commissario per la bonifica delle discariche abusive, oggetto della sentenza di condanna del 2 dicembre 2014 con la quale la Corte di giustizia dell’Unione europea ha condannato l’Italia al pagamento di una sanzione forfettaria di circa 40 milioni di euro e di una penalità semestrale di oltre 42 milioni di euro, a seguito dell’accertamento della non conformità alla normativa europea di 200 discariche abusive esistenti sul territorio italiano, in particolare, nel Mezzogiorno;

dall’ultimo rapporto dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane risulta che l’aspettativa di vita “è diseguale e nel Mezzogiorno si vive in media fino a 4 anni in meno”; i dati sono chiari: in Campania si registra un aumento del 28 per cento di mortalità per tumori e malattie croniche rispetto alla media nazionale del 2,3 per cento, in Sicilia del 10 per cento in più, in Sardegna del 7 per cento e in Calabria del 4,7 per cento in più;

nel Sud, inoltre, una persona su 5 dichiara di non aver soldi per pagare le proprie cure; si tratta di quattro volte la percentuale osservata nelle regioni settentrionali; ciò a fronte di una spesa da parte dei cittadini per la salute che, negli ultimi anni, è aumentata, mediamente, di circa l’8,3 per cento (2012-2016) ma in maniera disuguale in ambito nazionale;

continua, inoltre, la “migrazione sanitaria” dei meridionali verso il Nord, con tassi che, negli anni 2016-2018, hanno portato oltre 200.000 pazienti ogni anno (ossia l’8 per cento del totale dei ricoveri) dal Sud al Centro-Nord, per esigenze di assistenza ospedaliera;

secondo l’indice di performance sanitaria, realizzato dall’istituto “Demoskopika”, in Italia circa 500.000 persone hanno rinunciato a curarsi a causa delle liste d’attesa, e il fenomeno è radicato soprattutto al Sud: accedere alle prestazioni sanitarie presenta i tempi di attesa più rilevanti in Calabria che, con l’1,9 per cento di tasso di rinuncia rilevato e 37.000 residenti rinunciatari, ottiene il punteggio più basso (5,3 punti), a seguire la Puglia (5,8 punti) con ben 69.000 soggetti che hanno rinunciato a curarsi, pari all’1,7 per cento;

inoltre, attualmente il riparto dei fondi del Servizio sanitario nazionale, basato prevalentemente su parametri di anzianità delle popolazioni residenti nelle singole regioni, penalizza quelle meridionali, nelle quali l’età media è nettamente inferiore alla media nazionale;

nonostante il fatto che già in sede di riparto del fondo sanitario per il 2017 la Conferenza delle Regioni avesse approvato all’unanimità la proposta di introdurre, tra i criteri per il riparto, il coefficiente di deprivazione, ancora nel riparto per l’anno 2018 tale coefficiente non è stato, invece, considerato; la valorizzazione e il rilancio del Meridione d’Italia non possono prescindere dal rilancio del settore turistico, posto l’immenso patrimonio artistico, architettonico e culturale che detengono e che deve essere trasformato in “linfa vitale” per creare occupazione, favorire lo sviluppo, applicare all’antico le nuove tecnologie, imprimere a ciò che è statico la velocità della modernità, aggiungere a ciò che è locale la dimensione della globalità;

l’imprenditoria legata al turismo nel Sud soffre di debolezze strutturali imputabili a fattori come l’assenza di pianificazione concertata, la mancanza di un’efficace strategia di comunicazione, le dimensioni ridotte, la frammentarietà dei modelli di gestione, lo sbilanciamento nella distribuzione territoriale, l’inadeguatezza degli standard di qualità nei servizi e nella formazione degli addetti, la mancanza delle infrastrutture che consenta l’accessibilità dei luoghi per attrarre turisti; in questo ambito, appaiono di fondamentale importanza sia il sostegno agli operatori, attraverso la formazione del personale a quella cultura dell’accoglienza indispensabile per attrarre turisti sempre più globalizzati, sia la tutela e la salvaguardia dei prodotti tipici e delle tradizioni locali di cui proprio il Meridione è così ricco, sia la salvaguardia ambientale e paesaggistica e il contrasto dell’abusivismo edilizio, anche attraverso un processo di riqualificazione immobiliare e delle aree interne progressivamente abbandonate;

il peso demografico del Sud continua, inoltre, lentamente a diminuire ed è ora pari al 34,3 per cento, due punti percentuali in meno dall’inizio del nuovo millennio;

a fronte di tale decremento va, invece, evidenziato l’aumento del numero di immigrati che ha interessato il Sud negli ultimi anni, rispetto al quale i dati forniti dal Ministero dell’interno rivelano che i migranti sbarcati in Italia, al 19 ottobre 2018, sono stati 21.839, 110.636 nel 2017 e 146.287 nel 2016, arrivati principalmente nei porti di Pozzallo (Siracusa), Catania, Messina, Augusta (Siracusa), Trapani, Lampedusa (Agrigento), Palermo, Porto Empedocle (Agrigento), Crotone, Reggio Calabria e Cagliari;

l’accoglienza dei migranti sbarcati, al netto dei ricollocamenti effettuati in altri Stati, ha avuto impatti notevoli su tutto il territorio nazionale, ma maggiormente sui territori meridionali già interessati da evidenti problematiche socio-economiche, e se, da un lato, si sono generati pregevoli esempi di integrazione sociale, culturale e imprenditoriale, dall’altro, si sono create spiacevoli situazioni di conflittualità e di malessere;

la vigente legislazione per il sostegno alle regioni del Meridione offre molteplici incentivi, strumenti fiscali e amministrativi per accompagnare gli investimenti, ma manca una cultura omogenea dell’impresa che costituisca il motore della ripresa della crescita nel Mezzogiorno;

troppo spesso, inoltre, distorsioni e malfunzionamenti delle procedure di assegnazione hanno determinato un uso scellerato delle risorse, senza garantire una ricaduta efficace sul tessuto produttivo locale in termini occupazionali e di innesco di un sistema economico virtuoso;

la ripresa del Mezzogiorno non dipende solo dall’entità dei trasferimenti pubblici, ma dal grado di efficienza delle istituzioni e dalla capacità di mobilitare le risorse disponibili, determinando una crescita delle imprese e della loro capacità concorrenziale nei mercati, nonché ristabilendo una capacità di attrazione di capitali esteri, fondamentali nel processo di generazione del reddito oltre ad essere lo specchio della credibilità internazionale di una nazione;

in questo quadro, i fondi nazionali ed europei, pur mantenendo un ruolo centrale nell’ambito delle politiche di sostegno ad occupazione e sviluppo dei territori, non possono costituire l’unica risorsa, ma vanno inseriti in un piano più generale, governato dallo Stato, al fine di un migliore e più spedito impiego delle risorse disponibili con il coinvolgimento e una forte responsabilizzazione delle amministrazioni locali e regionali interessate;

l’analisi delle difficoltà strutturali che opprimono il Sud italiano, in termini sia di struttura produttiva che di assetto istituzionale, evidenzia una situazione complessiva di fragilità che impone la ricerca di radicali elementi di discontinuità nelle politiche di sviluppo;

appare indispensabile ed urgente disegnare nuove e più efficaci azioni che consentano al Mezzogiorno di intraprendere un percorso di sviluppo, autonomo e responsabile, in grado di valorizzare i tanti elementi positivi comunque presenti in questi territori, al contempo dando nuovo slancio al tessuto economico e produttivo;

a fronte di questa situazione disastrosa l’impegno del Governo per il Mezzogiorno è rappresentato dal Ministro per il Sud e dalle clausole del “contratto per il governo del cambiamento”; il Ministro, nell’illustrare qualche giorno fa in 5a Commissione permanente (Programmazione economica, bilancio) del Senato le linee programmatiche del suo Ministero, non ha dichiarato niente di più che una generica volontà di “ridurre l’insostenibile e ingiustificato divario Nord-Sud”, mentre il “contratto per il governo del cambiamento”, privo di una reale strategia per lo sviluppo del Sud, non prevede altro che quello che secondo i firmatari del presente atto di indirizzo è la mancetta assistenzialista rappresentata dal reddito di cittadinanza;

ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, l’attuale politica governativa sembra non avere una strategia indirizzata al miglioramento e all’innovazione del contesto, con un evidente vuoto d’iniziativa che emerge come grave di fronte ad una crisi che colpisce particolarmente l’economia meridionale,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative normative per garantire la sicurezza e il rispetto della legalità, delle norme civili, penali e fiscali, in quanto prerequisito per lo sviluppo del Mezzogiorno;

2) a prevedere nel prossimo disegno di legge di bilancio per il 2019 agevolazioni fiscali e contributi statali per le attività imprenditoriali presenti nel Sud Italia che assumono personale a tempo indeterminato, quali esenzioni triennali del 100 per cento degli oneri previdenziali, contributi per la trasformazione dei contratti da tempo determinato o da tirocini a tempo indeterminato, sostegno ai percorsi formativi finalizzati alle assunzioni sia a tempo determinato che indeterminato, credito d’imposta automatico pari al 100 per cento degli investimenti in aziende del Sud e finalizzati alle assunzioni;

3) a prevedere nel disegno di legge di bilancio agevolazioni fiscali mirate ad attrarre nelle regioni meridionali i pensionati provenienti dal Centro-Nord e dall’estero, stabilendo, tra l’altro, la riduzione dell’aliquota Iva al 10 per cento per gli stabilimenti balneari;

4) a prevedere, quale criterio per l’assegnazione di finanziamenti a opere infrastrutturali, la quantificazione dell’impatto sul potenziale di sviluppo del Mezzogiorno, nonché l’obiettivo di dotare il Sud di un sistema portuale ed aeroportuale efficiente, di una rete ferroviaria alta velocità e alta capacità moderna e priva di fonti di pericolo come i passaggi a livello, di un moderno sistema logistico intermodale;

5) ad adottare iniziative per destinare alle regioni meridionali il 50 per cento degli investimenti pubblici nazionali in luogo del 34 per cento attualmente previsto;

6) ad adottare iniziative, in relazione alla situazione del Mezzogiorno, per dare un immediato avvio alle zone economiche speciali (ZES);

7) ad assumere iniziative, alla luce delle criticità infrastrutturali del Mezzogiorno, per prevedere nel prossimo disegno di legge di bilancio misure per la messa in sicurezza degli edifici, con particolare riguardo a quelli scolastici, di recupero dei centri urbani, attraverso il finanziamento del restauro degli edifici storici, nonché misure atte a finanziare il completamento dei programmi già avviati nei settori dell’edilizia sanitaria, universitaria e carceraria nel Sud del Paese;

8) ad assumere iniziative per anticipare l’ultimazione della realizzazione delle infrastrutture tecnologiche collegate al piano strategico nazionale sulla banda ultralarga, elemento essenziale per lo sviluppo del Mezzogiorno;

9) al fine di ridurre la corruzione nel Mezzogiorno, ad adottare iniziative per la centralizzazione delle procedure di gara per l’affidamento di contratti pubblici;

10) ad adottare misure urgenti per consentire all’Agenzia per la coesione territoriale di prestare assistenza tecnica alle amministrazioni locali e regionali meridionali per contrastare la lentezza nelle procedure di spesa dei fondi europei;

11) a presentare ogni anno al Parlamento un rapporto inerente alle criticità riscontrate nelle fasi di spesa delle risorse finanziarie destinate dallo Stato e dall’Unione europea in favore dello sviluppo delle regioni meridionali con le proposte dei necessari correttivi normativi;

12) ad avviare interlocuzioni con l’Unione europea per ottenere misure di “fiscalità di vantaggio” nel Mezzogiorno nonché la rimodulazione e la semplificazione delle procedure di spesa dei fondi europei;

13) a predisporre un programma per la conservazione e la valorizzazione delle risorse naturali delle regioni del Sud, al fine di rilanciare il turismo;

14) ad elaborare una serie di iniziative normative collegate al disegno di legge di bilancio per la messa in sicurezza del territorio del Sud attraverso interventi complessivi di bonifica, di gestione dei rifiuti e del ciclo delle acque e di mitigazione del dissesto idrogeologico;

15) ad adottare un piano di investimenti straordinari in materia sanitaria per eliminare il gap esistente nelle regioni meridionali, conseguendo la riduzione della mobilità sanitaria;

16) a valutare i risultati ottenuti dai commissari straordinari nelle regioni del Sud sottoposte a piano di rientro dal debito sanitario e ad assumere le conseguenti iniziative di competenza qualora gli uffici commissariali non abbiano raggiunto gli obiettivi fissati;

17) ad adottare iniziative per introdurre il coefficiente di deprivazione tra i criteri di riparto del fondo sanitario, al fine di consentire una maggiore equità nella distribuzione delle risorse, che tenga conto dei problemi delle regioni più disagiate e con maggior tasso di mobilità sanitaria;

18) ad elaborare un programma di gestione dei flussi migratori che consideri il Sud come “porta del Mediterraneo” anche in un’ottica di incremento dell’interscambio commerciale;

19) ad adottare iniziative per prevedere aree detassate per gli agricoltori del Sud in modo tale da sostenere la ripresa dell’agricoltura anche attraverso la creazione del marchio “made in Sud” che certifichi la qualità dei prodotti tipici regionali, adottando iniziative normative per l’incremento delle pene previste per i reati di contraffazione e l’elaborazione di un sistema di controlli e verifica dei prodotti agricoli certificati;

20) ad adottare le iniziative di competenza per potenziare gli organici delle forze dell’ordine nel Mezzogiorno, sia ai fini del controllo del territorio che del rafforzamento dell’apparato investigativo, e della magistratura, salvaguardando i presìdi di polizia e gli uffici giudiziari sul territorio;

21) ad adottare iniziative per prevedere, nel prossimo disegno di legge di bilancio, norme per favorire l’accesso al credito bancario da parte degli imprenditori del Mezzogiorno, in particolare quelli dei settori agricolo, agroalimentare e zootecnico, per incentivare gli investimenti.

[Fonte: www.senato.it]

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