Atto n. 1-00070
Pubblicato il 5 febbraio 2019, nella seduta n. 87
CIRIANI , BALBONI , BERTACCO , DE BERTOLDI , FAZZOLARI , GARNERO SANTANCHE’ , IANNONE , LA PIETRA , LA RUSSA , MAFFONI , MARSILIO , NASTRI , RAUTI , RUSPANDINI , STANCANELLI , TOTARO , URSO , ZAFFINIIl Senato,
premesso che:
il dittatore venezuelano Nicolas Maduro, diventato per la prima volta presidente del Venezuela nel 2013 dopo la morte di Chavez e confermato presidente dalle elezioni-farsa del 20 maggio 2018, ha giurato il 10 gennaio 2019, per un secondo mandato presidenziale di sei anni, sino al 2025;
la cerimonia di insediamento è stata disertata da gran parte della comunità internazionale: delle 100 delegazioni invitate, erano ben poche quelle presenti, considerato che i 13 Paesi riuniti nel Gruppo di Lima (Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Guyana, Honduras, Panama, Paraguay, Perù e Saint Lucia) avevano già annunciato che non avrebbero riconosciuto la legittimità del nuovo mandato di Maduro;
la seconda elezione di Maduro è stata ampiamente contestata ed è ritenuta illegittima sia dalla comunità venezuelana che da quella internazionale visto che, a partire dal 2014, oltre 12.800 persone sono state arrestate per le manifestazioni contro il Governo, mentre sono state denunciate centinaia di casi di maltrattamenti ai danni di oppositori, compresi 31 casi di tortura;
il Venezuela vive da tempo una gravissima recessione: la produzione petrolifera nazionale, una delle più ricche del mondo, è crollata da 2,5 milioni di barili al giorno nel 2015 a 1,1 milioni di barili a novembre 2018; negli ultimi 4 anni, il prodotto interno lordo si è contratto del 30 per cento e, nel 2017, l’inflazione ha superato l’incredibile soglia del milione per cento; il costo della vita è insostenibile, i beni alimentari scarseggiano e un abitante su tre è sottopeso; sono milioni le persone fuggite all’estero mentre 3 milioni di cittadini sono ridotti completamente in miseria;
il Venezuela è ormai ad un passo dalla guerra civile e si contano centinaia di feriti e decine di morti negli scontri di piazza;
il popolo venezuelano, con imponenti manifestazioni in nome della libertà, ha ottenuto che Juan Guaidò assumesse la presidenza ad interim del Venezuela, come previsto dall’articolo 233 della Costituzione, che appunto consente all’Assemblea nazionale di revocare il mandato al presidente illegittimamente eletto e nominare un presidente ad interim per indire nuove elezioni entro 30 giorni;
le reazioni della comunità internazionale non si sono fatte attendere: gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno supportato Guaidò e con loro il Gruppo di Lima, Ecuador e l’Organizzazione degli Stati americani (Osa);
Stati Uniti, Brasile, Argentina, Cile, Colombia, Costa Rica, Paraguay, Perù e Canada hanno già riconosciuto, al fine di concludere la transizione della feroce dittatura di Maduro, il leader Guaidò quale presidente del Venezuela;
in Europa, dopo la scadenza dell’ultimatum lanciato 8 giorni fa a Nicolas Maduro di convocare nuove elezioni presidenziali “libere” e “giuste”, ad oggi, hanno riconosciuto Guaidò (trasversalmente e indipendentemente dalla collocazione politica dei singoli Governi) Austria, Danimarca, Francia, Germania, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Spagna e Svezia;
considerato che:
anche la comunità di italiani in Venezuela, importante e numerosa, attraverso le proprie associazioni, all’unanimità, si è appellata al Presidente della Repubblica chiedendo che l’Italia si allinei alla posizione dell’Unione europea;
il presidente Sergio Mattarella ha risposto che la situazione in Venezuela è “particolarmente rilevante anche per l’Italia”, per il legame “strettissimo” tra i due Paesi, “per i tanti italiani che vivono in Venezuela e per i tanti venezuelani di origine italiana. Una condizione che ci richiede senso di responsabilità e chiarezza su una linea condivisa con tutti i nostri alleati e i nostri partner l’Ue”, affermando altresì che “non ci può essere incertezza né esitazione nella scelta tra la volontà popolare e richiesta di autentica democrazia da un lato e dall’altro la violenza della forza”,
impegna il Governo a riconoscere immediatamente il presidente Juan Guaidò quale legittimo presidente ad interim del Venezuela.
[Fonte: www.senato.it]