Roma, 07 mar – (Nova) – Secondo Rauti, tuttavia, questa parita’ esiste soprattutto a livello formale, normativo, mentre il processo di integrazione sostanziale “impegna le forze armate nella gestione del personale nel rispetto della diversita’ di genere”. Con l’ingresso delle donne, infatti, sono emerse tematiche nuove, come quelle della maternita’, della genitorialita’ che, “nel caso di matrimoni tra colleghi, richiedono un’attenzione ancora maggiore”. Inoltre, la conciliazione tra vita privata e lavoro rappresenta “un nodo ma anche una sfida con cui l’amministrazione si vuole confrontare”, ma in questo conta anche “quello che offre il contesto sociale esterno, i meccanismi di welfare che dovrebbero essere sempre piu’ sensibili alla famiglia”. Si tratta di una questione che e’ “compito della politica” affrontare e “dovrebbe essere centrale nell’agenda politica”, come ora “ha trovato centralita’ nel governo di Giorgia Meloni”. All’istituzione militare, da parte sua, “compete la ricerca continua del giusto equilibrio tra l’esigenza di efficienza dei reparti e la conciliazione tra la carriera delle donne militari e il loro ruolo familiare e sociale”. Per Rauti, del resto, “non esiste un modello ideale di integrazione del personale femminile, in nessun Paese, neanche in quelli che hanno aperto prima di noi alla componente femminile nell’esercito”. (segue) (Res)
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