Roma, 07 mar – (Nova) – Cio’ che e’ “confortante”, per quanto riguarda le Forze armate italiane, e’ che la percentuale di donne e’ in aumento, anche perche’ la componente femminile puo’ “contribuire professionalmente in modo sostanziale”, in particolare nel dialogo con la popolazione civile (soprattutto femminile) e nella “costruzione di processi di pace e stabilita’”. Infatti, la risoluzione delle Nazioni Unite 1325 del 2000 definisce la discriminazione e la violenza di genere come fattori di instabilita’ e di minaccia alla sicurezza. Le donne sono le principali vittime dei conflitti, ma il loro ruolo e’ fondamentale soprattutto nella ricostruzione post-conflitto. Durante la pandemia, “abbiamo scoperto la parola resilienza”, che nelle questioni di genere si usava da tempo. “La resilienza e’ donna”, ha commentato Rauti, “e in tutti gli scenari di crisi e di conflitto il primo segno di ritorno alla normalita’ si ha quando le donne riprendono i gesti quotidiani”. Anche per questo, e’ fondamentale la prospettiva di genere nella gestione delle fasi post-conflitto. (Res)
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