(OMNIROMA) Roma, 21 FEB – “Abbiamo deciso, insieme all’ufficio di presidenza, di dare un contributo per gli studi di Simone, per testimoniare la vicinanza delle istituzioni alle famiglie dei caduti in missione. Lo facciamo per rispetto dell’Italia, della famiglia Valente e dei tanti militari uccisi nelle missioni di pace. Dimostriamo oggi come anche a fronte del clima di antipolitica che vige oggi nel Paese, le istituzioni possano essere vicine alle famiglie e come si possa fare una buona politica”. Così il presidente del consiglio regionale Mario Abbruzzese che ha presentato oggi in conferenza stampa, presso la sala Mechelli del consiglio regionale del Lazio, il contributo economico che la Regione offrirà per gli studi del piccolo Simone, figlio del maggiore Roberto Valente, ucciso in Afghanistan il 17 settembre 2009. Presenti, oltre al figlio e alla moglie del maggiore, anche Enzo Bernardi, presidente dell’associazione ex consiglieri regionali, che ha promosso l’iniziativa, Isabella Rauti, consigliere regionale, e il colonnello Gianmarco Badialetti, comandante del 187 reggimento paracadutisti della folgore. “Mi è stato chiesto – ha detto Abbruzzese – perché abbiamo deciso di aiutare una famiglia campana come quella del maggiore: io rispondo che l’Italia è unita e indivisibilee tutte le istituzioni hanno il dovere morale e epolitico di stare vicino alle famiglie. Il nostro contributo è una aiuto economico importante che accompagnerà la crescita del bambino fino alla fine del suo percorso educativo”. “Il 17 settembre del 2009 – ha detto Bernardi – 6 parà vennero uccisi in Afghanistan. Tra questi c’era Roberto Valente: le immagini del figlio di 2 anni che attende il feretro all’areoporto di Ciampino hanno commosso la nazione. Siamo sicuri che Simone conserverà vivo il ricordo di suo padre”.
“Quello di oggi è un gesto concreto e simbolico – ha detto Isabella Rauti – nelle missioni di Herat e Kabul che ho visitato ho osservato come il lavoro degli italiani laggiù venga visto in maniera positiva dalla popolazione afghana, che sta vivendo un momento di transizione che si concluderà nel 2014. Il sacrificio dei 45 militari italiani morti in questi anni di missione ha contribuito a portare pace, sicurezza e diritti umani”. “Un soldato che muore non viene dimenticato- ha detto il col. Badialetti – la sua eredità sono i ricordi che ha lasciato nei familiari e nei compagni d’arme, che condividono con lui l’etica dell’accettazione della morte come rischio sempre presente”.
“Ringrazio la Folgore, i caduti in missione di pace e chia ha partecipato a questa iniziativa – ha aggiunto in conclusione Stefania Giannattasio, moglie del maggiore Valente – il sacrificio di chi dona la vita per gli altri non sarà vano se c’è chi crede in un domani migliore”.
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