Percorso:

Progetto “PRA.G.E.S – Practising Gender Equality in Science”

Conferenza Finale del progetto “PRA.G.E.S – Practising Gender Equality in Science”

Roma, 3 dicembre 2009

Intervento della Prof.ssa Isabella Rauti, Capo del Dipartimento per le Pari Opportunità

[youtube:http://www.youtube.com/watch?v=S4x-IGlUTt0 350 250]


«Sono lieta di dare il nostro benvenuto al Seminario internazionale che rappresenta l’atto conclusivo del Progetto Prages.

Vorrei salutare prima di tutto i rappresentanti della Commissione europea, le persone presenti e i relatori nazionali e internazionali che interverranno durante queste due giornate intense di lavoro e vorrei ringraziarli personalmente per la testimonianza che ognuno di loro porterà a questo importante appuntamento. Come ringrazio il Direttore Michele Palma ed i suoi collaboratori per tutto il lavoro profuso nella realizzazionedel Progetto e nell’organizzazione di questaConferenza finale.

Il Progetto ha affrontato numerosi “nodi di fondo” degli scarti esistenti in Italia ed in Europa tra la parità normativa e descruittiva e la parità sostanziale e sociale; tra le numerose criticità affrontate quello cheviene definito , in “gergo tecnico”, il “Glass ceiling” (letteralmente: soffitto di vetro) è ben conosciuta come quella barriera invisibile ma impenetrabile verso i livelli più alti di carriera, e si riferisce alle difficoltà delle donne di raggiungere i vertici più alti nelle professioni.

Nel XXI secolo la parità tra i sessi non si può dire completamente raggiunta: esiste ancora in molti settori un atteggiamento discriminante nei confronti della donna, ed uno di questi è quello della Ricerca e delle carriere scientifiche.

Le discriminazioni di cui le donne soffrono nel mondo della ricerca sono di vario genere – una di tipo “orizzontale” in quanto la presenza femminile si concentra soprattutto in alcuni campi scientifici; l’altra di tipo verticale”, determinata dal fatto che le donne, pur rappresentando più della metà del personale scientifico all’interno delle istituzioni pubbliche di ricerca, sono in numero esiguo tra i dirigenti e quasi assenti ai vertici decisionali.

I dati infatti indicano un elevato livello di presenza femminile nei percorsi formativi a livello universitario e postuniversitario.

Nonostante le ragazze si laurino più velocemente dei colleghi maschi, e rappresentino il 55% degli studenti universitari, le posizioni accademiche elevate occupate da donne sono solo il 19%. Infatti le donne incontrano maggiori difficoltà nelle progressioni di carriera. E la difficoltà di conciliare i tempi di vita con quelli professionali è uno dei fattori alla base del divario.

Anche questo comprato riproduce la cosiddetta situazione “ad imbuto”, ovvero, partecipazione femminile nei livelli di accesso e base e progressivo e drastico restringimento nelle posizioni dirigenziale, di vertice o apicole e la metafora dell’imbuto è applicabile ad ogni comparto lavorativo e professionale.

Infatti gli uomini hanno maggiore probabilità di lavorare con un contratto a tempo inderteminato, mentre alle donne si propone più facilmente un contratto a breve termine, che nella maggior parte dei casi è fonte d’insoddisfazione, di stress e insicurezza esistenziale oltrechè di forte disparità contrattuali e retributive

La necessità di assicurare migliori opportunità alle donne nel mondo scientifico, non viene considerata tra i criteri di valutazione e di misura dell’efficienza del sistema ricerca, anche se la scarsa visibilità del personale femminile è già di per sé un indicatore di mancata valorizzazione di capitale umano. Si può pensare di uscire dal campo degli stereotipi di genere e misuare la presenza femminile nel mondo scientifico, considerando le capacità professionali delle donne come una risorsa economica da non sprecare ma da sostenere e sollecitare. Sono felice che la scarsa visibilità delle donne neli luoghi decisionali è un problema su cui si è molto discusso all’interno del progetto PRAGES.

Una nota positiva però va ricordata: negli ultimi vent’anni il numero di donne nel mondo che perseguono una carriera scientifica è aumentato.

In linea con questo impegno, anche il Dipartimento per le Pari Opportunità ha avviato una serie di attività volte a migliorare la condizione femminile nel settore tecnico-scientifico. Con l’adozione di specifici programmi, infatti, si è inteso confrontare le diverse stra tegie per facilitare l’avanzamento delle donne nelle posizioni senior e negli organismi decisionali della ricerca scientifica nelle istituzioni pubbliche e fare in modo che i migliori risultati negli studi scientifici conseguiti dalle donne non siano vanificati, come avviene troppo spesso, dalla esigua presenza nei luoghi decisionali, contrastando fenomeni negativi come il precoce abbandono degli studi scientifici e delle carriere o dei percorsi più promettenti al loro interno (il cosiddetto “leaky pipeline”), o il pregiudizio di genere che si radica in un certo conservatorismo culturale diffuso.

Il Dipartimento, parallelamente alla partecipazione, insieme ad altri Enti europei ed extraeuropei, al Progetto Prages – PRActinsing Gender Equality in Science, finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del VII Programma Quadro per la ricerca scientifica e tecnologica e cofinanziato dal Governo italiano, ha inteso assumere un’ulteriore responsabilità internazionale.

Infatti, sulla stessa linea di promozione di una scienza più sensibile all’ottica di genere, il Dipartimento per le Pari Opportunità ha voluto dare seguito ai risultati e al lavoro svolto con il Progetto Prages, coordinando un altro progetto, anch’esso finanziato all’interno del VII Programma Quadro denominato WHIST (Women’s careers HItting the target: the professional ascent of women in Scientific and Technological research).

Come già sottolineato il Progetto Whist è la naturale continuazione del Progetto Prages ed è finalizzato in particolar modo ad accrescere la capacità delle organizzazioni di ricerca scientifica e tecnologica di monitorare, gestire e incrementare la diversità di genere al proprio interno, a tutti i livelli, nella consapevolezza che solo attraverso una piena valorizzazione delle risorse umane e dei talenti scientifici maschili e femminili sarà possibile progredire nella ricerca e nell’innovazione al livello europeo.

Il progetto, che durerà 27 mesi, iniziato nel mese di Maggio, consiste in una sperimentazione di misure volte a rimuovere gli ostacoli quali i problemi di work-life balance e le distorsioni nei processi di assunzione, promozione e nomina degli organi dirigenti a una piena parità tra i sessi nelle carriere scientifiche in tre Enti di ricerca europei, eterogenei dal punto di vista geografico, della natura istituzionale e del tipo di attività svolta.

Il Consorzio che sta realizzando il progetto è costituito da sei Istituti, provenienti da Italia, Germania, Danimarca e dall’Agenzia Spaziale Europea con sede in Francia.

In campo nazionale, invece, voglio solo ricordare – senza entrare in nessun dettaglio – la partecipazione del Dipartimento alle EDIZIONI 2008 E 2009, de “La notte dei ricercatori” promossa dall’Unione Europea ed organizzata dall’Istituto di Ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del CNR. E, ancora, i Corsi di Perfezionamento , su “Donne , politiche ed Istituzioni”, realizzati in numerose Università italiane e promossi dal Dipartimento. Infine, il rinnovo, firmato nei giorni scorsi del Protocollo con la Conferenza dei CPO delle Università, finalizzato anche alla promozione delle carriere accademiche femminili.

Ogni iniziativa intrapresa su questo fronte e versante, è assunta dal Dipartimento in un’ottica di genere e di gender mainstreaming, per incidere sul processo di ristrutturazione delle attività e dei percorsi di carriera nell’ambito della ricerca, affichè diventino metodo e finalità centrali la promozione delle carriere e dei talenti femminili. Prendere atto degli ostacoli che le donne incontrano nelle carriere scientifiche è un primo passo per realizzare pienamente pari opportunità tra uomini e donne nella scienza e, in un certo senso, nuove forme di democrazia partecipata e paritaria.

Le iniziative oltre a quelle già intraprese possono essere diverse quali per esempio:

  • sostenere una Rete italiana di donne nel campo della ricerca, per favorire la circolazione di informazioni, progetti, iniziative di interesse specifico, al fine di evidenziare gli aspetti inerenti la soggettività e l’esperienza nella pratica della ricerca;
  • diffondere, a partire dai Siti istituzionali del Dipartimento delle Pari Opportunità, documenti , bests pratices, normative e politiche con lo scopo di rimuovere tutti gli ostacoli ancora oggetto di segregazione;
  • sviluppare politiche a favore delle ricercatrici madri con strumenti innovativi di conciliazione.

Lo sviluppo di servizi di conciliazione rappresenta una condizione imprescindibile per il miglioramento della condizione femminile e per favorire l’accesso e la permanenza delle donne soprattutto nel mondo della Ricerca e non solo quella Pubblica.

La necessità di salvaguardare le esigenze di conciliazione tra lavoro e famiglia apre un ampio ventaglio di interventi e azioni possibili, praticabili dai policy- maker: la riorganizzazione dei tempi e la flessibilità delle modalità organizzative nei luoghi di lavoro (part-time, job-sharing, telelavoro, banca delle ore, orari flessibili), l’ammodernamento delle strutture e dei servizi di cura per i minori e anziani anche attraverso soluzioni innovative (es. l’educatore/trice familiare, i nidi aziendali, la previsione di un elenco badanti e babysitter, ecc…), il sostegno alle politiche per i congedi parentali, il sostegno alle politiche dei tempi per città a misura di donne e uomini con carichi di cura, la sensibilizzazione verso modelli culturali di condivisione degli impegni genitoriali più equi per padri e madri e di promozione di modelli di gestione del rientro post-congedo parentale».

Questa voce è stata pubblicata in Convegni con Tag: , .