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publicpolicy.it – Il M5s festeggia, ma l’odg per aumentare le spese militari rimane

di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – Grandi festeggiamenti a 5 stelle, mercoledì sera: “abbiamo raggiunto il nostro scopo: portando in aula il decreto Ucraina senza relatore facciamo decadere gli odg collegati approvati in commissione, compreso quello dell’opposizione sull’aumento straordinario delle spese militari che ci vede fermamente contrari”, recitava una nota firmata in serata da Paola Taverna, Vito Crimi e altri.

È effettivamente quello che è successo ieri sera al Senato: le commissioni referenti Difesa ed Esteri, dopo una giornata di rimpalli (e prima c’era la riunione dei senatori con Giuseppe Conte e poi il decreto sulla peste suina di cui occuparsi), non sono riuscite a dare il mandato ai relatori in aula, perché la commissione Bilancio fino all’ultimo non ha dato i pareri agli emendamenti (pareri che sono più o meno vincolanti, perché riguardano le coperture finanziarie).

Il risultato è che il decreto Ucraina è arrivato in aula nella versione approvata dalla Camera senza l’ormai noto ordine del giorno di Fratelli d’Italia firmato da Isabella Rauti sulle spese militari. “Sono molto soddisfatto, il Movimento 5 stelle è riuscito a far cambiare idea al Governo. Abbiamo scongiurato un forte e immediato aumento delle spese militari ora”, esultava sempre mercoledì sera il presidente della commissione Bilancio del Senato Daniele Pesco.

Un’esultanza sospetta, che mette in evidenza quel era l’obiettivo politico della stessa commissione: far arrivare il testo in aula senza relatori. Bene. C’è però un dettaglio non secondario: il testo che arriva in seconda lettura in aula al Senato è quello votato dalla Camera dove c’è stato l’ok all’ordine del giorno, presentato dal leghista Roberto Paolo Ferrari e co-firmato dai capigruppo in commissione Difesa di tutte le principali forze politiche, compreso quel M5s che oggi esulta per aver “bloccato” l’aumento delle spese militari. Il testo era stato approvato a larga maggioranza con 391 voti favorevoli e 19 contrari. (Public Policy)

[Fonte: www.publicpolicy.it]

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