DOCUMENTO DEI CIRCOLI NUOVA ITALIA – Roma, 9 giugno 2012
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1. Siamo di fronte ad una triplice crisi: crisi economico-sociale dell’Italia, crisi della rappresentanza politica, crisi del progetto politico del centrodestra. Si tratta di fenomeni diversi ma profondamente interconnessi. Infatti, se è vero che le difficoltà complessive della nostra Nazione derivano innanzitutto dagli effetti perversi di una Globalizzazione non governata e di un’Europa incompiuta, è altrettanto vero che tutto questo è moltiplicato dalla perdita di credibilità delle classi dirigenti italiane e dal depotenziamento del principale motore di modernizzazione – il centrodestra creato da Silvio Berlusconi – che ha operato in questi anni nel nostro Paese.
2. Di fronte ad una situazione così grave è necessario rispondere con una profonda mobilitazione delle persone e delle energie comunitarie, sfuggendo alla tentazione di continuare a cullarsi in una routine fatta di formalismi istituzionali, di eterni giochi delle parti politici e sociali, di effimere distrazioni individuali. Bisogna soprattutto comprendere che il Tempo è diventato una materia prima sempre più preziosa e il rinvio o l’attesa sono lussi che nessuno può più concedersi. Ogni settimana che passa la situazione italiana diventa sempre più pericolosa, mentre nel tempo massimo di 300 giorni affronteremo delle elezioni politiche che avranno un impatto sistemico sulla vita del nostro Paese. Quindi tutti i nodi che abbiamo di fronte devono essere affrontati il più rapidamente possibile. DOBBIAMO REAGIRE QUI E ORA, per non svegliarsi tra 10 mesi con il trio della “foto di Vasto” o con i “grillini” che governano l’Italia.
3. Il Popolo della Libertà, nato come esito finale della lunga parabola del centrodestra della seconda Repubblica, non può essere concepito come un organismo artificiale pronto ad essere soppresso o smembrato. L’incontro nella matrice culturale del popolarismo europeo dei valori identitari della Destra e di quelli liberali del Centro rappresenta non solo una felice intuizione ma una vera e propria necessità storica. Tornare indietro rappresenterebbe, non solo per noi ma per tutta l’Italia, un vero disastro politico. Quindi niente scissione tra ex-An ed ex-Forza Italia, niente “spacchettamento” in tante liste “tematiche”. E’ necessaria, al contrario, una urgente e profonda rigenerazione del PdL anche sancita da un nuovo nome e da una nuova immagine, ma con l’obbiettivo di mantenere il Partito unito e fedele alla sua aspirazione originaria, quella di essere il principale referente italiano del PPE attraverso una profonda unione delle energie del centro e della destra.
4. Questo non significa sottacere o sottovalutare i risultati inadeguati che fino ad ora il Popolo della Libertà ha conseguito, sotto il profilo dell’organizzazione, della selezione della classe dirigente, dell’elaborazione programmatica e, soprattutto, della capacità di attuare il proprio progetto riformatore e modernizzatore. E’ quindi necessaria una profonda ed immediata rigenerazione del Partito con tempi ed obiettivi ben scanditi:
a. La convocazione entro luglio di una Assemblea programmatica preceduta da un ampio “giro di ascolto” del territorio e delle componenti organizzate della società civile, un evento in cui il Segretario Alfano si deve presentare con una nuova classe dirigente, rinnovata non tanto sul piano anagrafico quanto sul piano del merito e dell’operatività, con un nuovo modello organizzativo di “partito aperto alla sussidiarietà” e con una “piattaforma programmatica” per condizionare il rapporto con il Governo Monti e preparare il “programma elettorale” per le prossime elezioni politiche.
b. Lo svolgimento delle Primarie nel prossimo autunno deve essere concepito come uno strumento per rimettersi in sintonia direttamente con la gente e per costruire la più ampia coalizione possibile nel centrodestra. Per questo le elezioni primarie devono essere lanciate attraverso un ampio coinvolgimento di tutti i soggetti politici e sociali disponibili, in una chiave di autenticità, di trasparenza e di profondo rinnovamento. Non si deve improvvisare uno spot propagandistico, ma costruire un percorso di vera aggregazione e legittimazione democratica che vinca ogni tendenza all’astensionismo e alla frammentazione.
c. Il processo di rinnovamento della classe dirigente del PdL deve passare per una definitiva legittimazione del ruolo del Segretario, affiancato da una squadra in cui emergano dei nomi nuovi, non tanto in chiave anagrafica, quanto sulla base del merito e della capacità di raccogliere consenso sul territorio. Bisogna valorizzare le tante energie che sui territori sanno coniugare credibilità, consenso e idee, bisogna aprire spazi nuovi a personalità che provengono dalla società civile. Contemporaneamente è necessario rispettare le regole statutarie, convocando con continuità e trasparenza gli organi decisionali, rispettando i diritti degli iscritti, evitando arbitri e lacerazioni sul territorio.
5. Sul versante dei contenuti della proposta politica, sia il “giro di ascolto” che la “Conferenza programmatica” devono servire a costruire un serio ed approfondito dibattito per elaborare tre strumenti fondamentali:
a. La “piattaforma programmatica per affrontare la crisi economico-sociale” con cui confrontarsi in modo duro e serio con il Governo Monti. Invece di continuare ad interrogarsi in modo astratto sull’opportunità o meno di “staccare la spina”, mentre si finisce quasi sempre per avvallare le ricette anti-crisi dei “tecnici”, è necessario orientare e condizionare l’operato dell’Esecutivo verso obiettivi ben definiti. Solo il fallimento di una simile opera di condizionamento potrebbe giustificare una rottura netta ed eventualmente definitiva con il Governo, tale da portare ad elezioni anticipate. Il collegamento tra spending review e riduzione delle tasse, tra un vero progetto per lo sviluppo e i vincoli europei, sono il cuore di questa piattaforma, il cui nome richiama le trattative sindacali proprio per sottolineare la necessità di un negoziato stringente e concreto. In vista del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno è necessario che il Presidente Monti assuma una posizione netta sull’unione bancaria (vigilanza della BCE sul sistema bancario e garanzia della stessa BCE sui depositi dei risparmiatori presso gli istituti di credito), sull’unione fiscale e di bilancio (rivedendo la disciplina del patto di stabilità al fine di escludere dallo stesso sia gli investimenti nazionali che quelli degli enti locali). Altrettanto importante è produrre in tempi brevissimi iniziative volte alla revisione dell’ IMU (applicando i meccanismi ISEE alla detrazione per l’abitazione principale), all’adozione della spending review, nonché all’applicazione immediata della direttiva comunitaria che impone, in un lasso temporale di 30-60 giorni, il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese. Infine, tenuto conto della perdurante crisi finanziaria, occorre che i debiti dei contribuenti nei confronti di Equitalia siano pagati per la sola parte capitale senza applicazione di sanzioni, interessi ed oneri accessori.
b. “L’agenda delle riforme di fine legislatura” che possono e debbono essere approvate con un intenso lavoro parlamentare. La riforma presidenzialista già lanciata da Alfano e Berlusconi può essere l’architrave di questa Agenda, ma questo obiettivo ambizioso non può portare a rinviare o eludere altre proposte, più immediate, di riforma della legge elettorale, né a rinunciare a ottenere risultati sul versante della giustizia (responsabilità civile dei giudici, norme anti-corruzione, abbreviazione dei tempi della giustizia), della pubblica amministrazione (semplificazione, riduzione del peso burocratico, produttività e limiti temporali alle procedure) e sulla revisione del federalismo (approvazione della Carta delle autonomie). In teoria – questa, almeno, era la speranza all’atto di nascita del Governo Monti – un Esecutivo di tecnici sostenuto da una maggioranza trasversale, può creare un clima positivo per approvare in modo condiviso riforme decisive per il futuro della nostra Nazione. Se la mancanza di tempo o di volontà politica della sinistra impedisse, ancora una volta, di portare a compimento le riforme in questa legislatura, dobbiamo essere pronti a rilanciare la proposta di una grande Assemblea Costituente, da eleggere contestualmente alle Politiche 2013, per mettere mano ad una riforma organica della seconda parte della Costituzione.
c. Il “Programma elettorale per il 2013” che deve fondarsi sui risultati ottenuti a fine legislatura sui due precedenti punti e che deve essere la base per tentare di costruire una nuova alleanza di centrodestra. Dopo venti anni di seconda Repubblica e dopo la caduta del Governo Berlusconi non è neppure pensabile presentarsi agli elettori con “libri dei sogni” o con contraddizioni evidenti tra gli obiettivi dei diversi partner della colazione. Mai come nel 2013 il programma elettorale dovrà essere serio, concreto e verificabile, fino a sfiorare la pedanteria. Basti guardare la minuziosa e partecipata elaborazione dei programmi dei sindaci che hanno vinto le ultime elezioni, a cominciare da quelli “grillini”.
6. La rigenerazione del PdL è propedeutica alla creazione di una nuova grande alleanza delle forze di centrodestra, alleanza non solo politica, ma sociale e culturale. La radicalizzazione a sinistra della proposta politica del Partito Democratico, la crescente possibilità che la “foto di Vasto” sia il fulcro della coalizione di centrosinistra, pongono tutte le forze politiche e le componenti della società civile di fronte ad un bivio: rassegnarsi ad essere subalterne a questo scenario o costruire subito un’alternativa di governo. E’ necessario lanciare già dalla Conferenza programmatica di Luglio una “prima aggregazione” che raccolga innanzitutto le forze sparse che si muovono nel centrodestra, per poi mettere il Terzo Polo – ed eventualmente anche una nuova Lega, che sia riuscita a superare il disastro che sta vivendo e che abbia definitivamente rinunciato ad ogni ipotesi secessionista – nelle condizioni di fare una scelta chiara ed ineludibile. Questa proposta deve essere rivolta anche a tutte le aggregazioni che ambiscono a rappresentare una discesa in campo della società civile e a tutte le forze sociali e culturali che si rendono conto del grave pericolo di una “gestione di sinistra” della crisi italiana.
7. Infine occorre dare una risposta autentica alla “crisi della rappresentanza politica”. Questa risposta deve essere esistenziale ed antropologica, prima ancora che organizzativa e programmatica. Per sanare la profonda ferita che si è aperta tra il Paese reale e la sua rappresentanza politica, occorre superare la fragilità di una politica ancora fondata sulle ideologie del ‘900 oppure sulla spinta individualista e vitalista del “berlusconismo”. Questa fragilità culturale impedisce alle forze politiche di fare realmente argine verso i comportamenti impresentabili e diseducativi, che oggi danno forza al cinismo iconoclasta e distruttivo del “lato oscuro” del grillismo, come negli anni ‘90 “Tangentopoli” fu il motore del successo del secessionismo leghista. Parliamo di “lato oscuro” perché non si può ridurre il fenomeno Grillo solo a questo: nel “Movimento 5 stelle” ci sono anche candidati presentabili e seri, nonché molti cittadini che si impegnano realmente per costruire una politica pulita e partecipata.
Non può sfuggire in questo contesto la particolare crisi di rappresentanza che sta vivendo una parte consistente del blocco sociale del centrodestra nel Nord Italia, che non trova più interlocuzione valida né nel PdL né in una Lega profondamente indebolita dagli scandali. E’ proprio in quest’area che Grillo riscuote i maggiori consensi a scapito dei partiti di centrodestra, mentre la sinistra rimane ancora fortemente minoritaria. Più che altrove, nelle regioni settentrionali si fa dirompente la richiesta di una politica nuova, fatta di comportamenti sobri e di proposte concrete, mentre è sempre più cocente la delusione per le politiche economiche del Governo Monti.
Una risposta solida e profonda a questo bisogno di una “nuova politica” non può giocare sul populismo, né inseguire proposte eccentriche ed infantili. Si deve partire dai fondamenti della cultura identitaria e comunitaria per dare centralità ad alcuni valori finora poco considerati nel centrodestra: CITTADINANZA, COMUNITA’, PARTECIPAZIONE. Queste idee danno nuova proiezione politica e forza sociale ai valori classici del popolarismo – Libertà, Famiglia, Patria – e possono essere tradotti in azione politica attraverso un “nuovo civismo”. Il civismo – secondo la definizione corrente – è “una visione della vita politica alternativa al sistema dei partiti che si propone di unire gli abitanti di una collettività intorno ai valori positivi della vita associata, aggregando individui che, provenienti da diversi ambiti sociali, collaborano per raggiungere un obiettivo comune legato alla tutela ed alla gestione dei beni appartenenti alla stessa comunità”. Si tratta di intercettare e promuovere la vasta rete di liste e di associazionismo civico che si sta sostituendo ai partiti in crisi, per dare a questo movimento un’anima culturale e portarlo ad essere un potente alleato nella battaglia contro il ritorno delle ideologie della sinistra. Tutto questo si può collegare al protagonismo dei Sindaci e degli amministratori locali, che sta crescendo trasversalmente nella contestazione delle scelte politiche dei governi nazionali.
A Roma è nata “Rete attiva” come aggregazione di comitati di quartiere, associazioni di cittadini e rappresentanze sociali, mentre in ogni città si moltiplicano esperienze di questo genere. C’è quindi la concreta possibilità di far crescere una rete nazionale di aggregazioni civiche, in chiave complementare e non alternativa al Popolo delle Libertà, che si deve rigenerare come “partito aperto alla sussidiarietà” per essere capace di aprirsi alla società civile senza presunzioni dirigiste ed egemoniche. Da questo progetto può nascere una nuova classe dirigente che affondi le proprio radici in forme molteplici di rappresentanza politica, sociale e culturale e, proprio per questo, abbia la credibilità e la forza per portare l’Italia fuori dalla crisi che stiamo vivendo da troppo tempo.
I Circoli della Nuova Italia con la loro origine culturale di “destra sociale” sono naturalmente predisposti per lavorare su questo progetto, ma vogliono farlo in modo aperto e partecipato, insieme ai tanti amici che, in forme diverse, si stanno muovendo su questa strada.
PER COSTRUIRE INSIEME QUESTO PROGETTO, ABBIAMO CONVOCATO DAL 20 AL 22 LUGLIO AD ORVIETO L’ASSEMBLEA DEI CIRCOLI DELLA NUOVA ITALIA.