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quifinanza.it – Governo Meloni già a rischio: perché la maggioranza scricchiola

La riforma costituzionale del taglio dei parlamentari varata nel 2020 ed entrata in vigore con la 19esima legislatura ha rivoluzionato la struttura di Camera e Senato. Il numero degli eletti è sceso da 945 (630 deputati e 315 senatori) a 600 (400 deputati e 200 senatori). Il governo Meloni vanta sulla carta una netta maggioranza dopo lo schiacciante risultato elettorale, ma se a Montecitorio i numeri sono tutti dalla sua parte, a Palazzo Madama potrebbe talvolta rischiare di non trovare un adeguato sostegno. Sono infatti numerosi i senatori chiamati a far parte dell’esecutivo: visti gli impegni, la loro partecipazione in Aula non è così scontata.

I senatori nel governo Meloni

In totale l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha al suo interno 19 eletti in Senato tra ministri e sottosegretari. Coloro che sono stati nominati a capo dei dicasteri sono Elisabetta Casellati, Matteo Salvini, Anna Maria Bernini, Luca Ciriani, Adolfo Urso, Roberto Calderoli, Nello Musumeci, Daniela Santanchè e Paolo Zangrillo (Qui i dettagli dei ministeri).

I restanti dieci ricoprono un posto da sottosegretari. Si tratta di: Isabella Rauti, Andrea Ostellari, Claudio Barbaro, Francesco Paolo Sisto, Patrizio La Pietra, Alessio Butti, Giovanbattista Fazzolari, Claudio Durigon, Lucia Borgonzoni e Alberto Barachini (Qui l’elenco completo con i rispettivi ruoli).

Il problema della partecipazione in Aula

Facendo parte del governo, i 19 senatori potrebbero spesso mancare alle attività d’Aula, ma anche ai lavori delle varie commissioni. Una situazione che potrebbe portare l’esecutivo ad andare talvolta sotto con i numeri: l’assenza anche di un solo parlamentare in certi casi può cambiare il risultato di una votazione.

La maggioranza netta del centrodestra a Palazzo Madama è del 56% dei seggi, pari a 115 eletti. Una quota più che sufficiente per l’insediamento del governo Meloni, la cui tenuta dovrà però essere a questo punto verificata nella prosecuzione della legislatura proprio per l’incerto equilibrio.

Qui vi abbiamo raccontato la fiducia del Senato alla premier Meloni.

Numeri a rischio in Senato

La soglia di sicurezza della maggioranza in Senato si attesta a 100. Il rischio di non trovare i numeri sufficienti è concreto, se consideriamo l’esclusione dai voti certi dei 19 senatori parte dell’esecutivo e di Ignazio La Russa, che in qualità di presidente dell’Aula non vota per prassi e non fa parte di alcuna commissione. Il margine effettivo in termini assoluti si riduce così in modo significativo.

Entrando nel dettaglio della composizione del ramo parlamentare, Fratelli d’Italia ha eletto 63 membri, la Lega 29, Forza Italia 18 e Noi Moderati 6. La minoranza ha invece 79 senatori: 38 del Pd, 28 del Movimento 5 Stelle, 9 di Azione/Italia Viva e 4 di Verdi/Sinistra. Se i voti di alcuni senatori a vita e degli iscritti al Gruppo Autonomie non dovessero andare a favore del governo, l’opposizione potrebbe salire a quota 90. Una circostanza che metterebbe in difficoltà l’esecutivo nella sua ordinaria amministrazione.

Il ministro dei Rapporti per il Parlamento Luca Ciriani nei giorni della fiducia non aveva nascosto la sua preoccupazione per i numeri a Palazzo Madama e aveva invitato i senatori chiamati nella squadra di governo a non sottrarsi alle attività dell’Aula. “Non ci hanno eletto per fare turismo, non è automatico che chi è nominato non voti”, aveva affermato.

Tutti i presunti conflitti di interessi del governo Meloni

A tutto ciò si aggiungono i non pochi conflitti di interessi che stanno scuotendo Palazzo Chigi.

In primis quello della ministra Marina Calderone, neoministra del Lavoro e delle politiche sociali, il cui marito siede nel cda dell’INPS ma non solo (più info su perché Calederone è accusata di conflitto di interessi qui).

Ma anche quello del ministro Guido Crosetto, nominato al dicastero della Difesa, per via delle sue nomine in Fincantieri e Leonardo ma anche per il suo stretto rapporto con le aziende delle armi (più info sul presunto conflitto di interessi di Crosetto qui).

E ancora, Daniela Santanchè, nominata ministra del Turismo, ma allo stesso tempo socia di minoranza del celebre Twiga di Flavio Briatore (più info sul presunto conflitto di interessi di Santanchè qui).

E infine, c’è il caso Francesco Lollobrigida: il neoministro dell’Agricoltura è sì uno storico dirigente di Fratelli d’Italia, ma è anche cognato di Giorgia Meloni, visto che ha sposato la sorella della premier.

[Fonte: quifinanza.it]

Questa voce è stata pubblicata in Rassegna stampa, Rassegna stampa - Sottosegretario alla Difesa.