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Corriere della Sera – Isabella Rauti: io assessore? Su questo deciderà Renata

di Menicucci Ernesto

ROMA – «Io e Renata? Siamo amiche da dieci anni, da quando lei era al coordinamento femminile dell’ Ugl…». Sono le cinque del pomeriggio, la Polverini è presidente del Lazio dalla mezzanotte di lunedì, e Isabella Rauti è appena tornata al comitato elettorale di via Imbriani, dietro piazzale Flaminio. Donna forte, anche Isabella. Una che non ama essere definita «la figlia di» (Pino Rauti, ex segretario dell’ Msi), o «la moglie di» (Gianni Alemanno), e che rivendica la sua storia e la sua personalità. «In questo siamo simili, io e Renata: lei ascolta tutti, ma poi decide di testa sua». Quando la Polverini l’ ha chiamata per candidarsi nel «listino», perché ci ha pensato tanto? «Ho sentito Fini, Gianni Letta, la mia componente. Non volevo che, la mia, fosse solo una candidatura da quota rosa». Adesso che è stata eletta, lascerà il ruolo da capo dipartimento al ministero delle Pari opportunità? «In teoria, non c’ è incompatibilità. Mi prenderò prima un’ aspettativa, poi vedrò. Non potrò fare tutte e due le cose…». Perché la sfida per la Regione? «Mi mancava la politica sul territorio, dopo tanti anni nelle istituzioni». Farebbe l’assessore? «Deciderà Renata, come ha detto lei. Valuterò anche l’opportunità, visto che mio marito è sindaco». È infastidita dal continuo riferimento ad Alemanno? «Dico solo che ho cominciato a fare politica prima di lui… E che noi donne siamo penalizzate. Ho volantinato anche per Anna Serafini, quando non la volevano candidare perché moglie di Piero Fassino…». Ma perché, specie a destra, vi sposate spesso fra di voi? «Trent’anni fa eravamo e ci sentiamo chiusi in un ghetto, che poi diventava anche motivo di orgoglio per noi. E, vivendo la militanza politica come una comunità, era più facile trovarci». La Polverini dov’era, allora? «Credo che non abbia mai fatto politica giovanile, ma sempre nel sindacato». Cosa ha pensato quando l’ha sentita cantare «come può uno scoglio arginare il mare?»? «Un po’ sono rimasta. Queste cose non si vedono spesso, in manifestazioni di partito. Ma la canzone, e anche dire “Che è ‘ sta mosceria” dal palco, sono state la sua reazione al clima che si stava formando». Ha mai dubitato della vittoria? «Ho più che dubitato, veramente…». E se qualcuno chiamasse Alemanno «il marito di Isabella Rauti»? «È una battuta che ci hanno fatto a Londra, quando io incontravo Sarah Brown e lui il sindaco Boris Johnson…».

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