Una serata dell’Associazione Romana
di Marta Petrosillo
Più gonne in politica? Assolutamente sì.
Se ne è parlato nell’ultimo incontro dell’Associazione Identità e Confronti dal titolo “Donne, valore aggiunto della politica?”.
Sul palco romano del teatro Flaiano, accanto al presidente Gianfranco Elena, sono intervenuti tre relatori: il sociologo Sabino Acquaviva, la responsabile nazionale per le Pari Opportunità del Pdl, Barbara Saltamartini ed il capo dipartimento per le Pari Opportunità dell’omonimo ministero, Isabella Rauti.
Quando si parla di attiviste politiche, non si deve far riferimento al classico stereotipo di mascolinità frutto del femminismo. La marcia in più sta nelle peculiarità delle donne, nelle caratteristiche che le distinguono dai colleghi maschi : si fanno strada grazie ad un impegno costante, anni di gavetta e lavoro quotidiano, senza mai rifugiarsi nella logica del ghetto e soprattutto senza mai rinunciare alla propria femminilità: “Non abbiamo mai voluto essere l’alternativa. Vogliamo essere complementari ai nostri colleghi, e poi la questione femminile non riguarda esclusivamente noi donne, ma tutto il mondo della politica”, ha detto la Saltamartini.
La questione si estende anche all’interno della nostra società, dove cresce il numero di donne che fanno “lavori da uomo” ma troppi pochi uomini si fanno carico degli impegni in famiglia: “Pari opportunità devono andare di pari passo con le pari responsabilità e dunque anche il ‘sesso forte’ deve iniziare a farsi carico della sua parte di responsabilità”.
Il sociologo Acquaviva ha da parte sua invitato a pensare ad un futuro al femminile. Per l’intellettuale l’uomo non sarebbe adatto alla nuova complessità della società e starebbe “poco alla volta uscendo dal mercato”. Le donne, dotate di una capacità di elaborazione superiore, sarebbero in grado di fare meglio, ma occorre cambiare il progetto della nostra civiltà, ancora tutto al maschile.
Questo non è che uno dei paradossi che emergono quando si parla di donne. “E’ come se ci fossero due velocità – ha detto Isabella Rauti – una che ci ha permesso progressi e conquiste ed una retromarcia che ci incatena a troppe contraddizioni”. E’ vero ad esempio che ci sono donne che lavorano, ma poche ricoprono ruoli al vertice. Ed è vero che più studentesse terminano gli studi, ma molte sostano nel mercato del lavoro e sono costrette a segmentare il periodo lavorativo per occuparsi della famiglia: “Queste contraddizioni potrebbero rappresentare solo un momento di transizione, ma temo che siano causate dalla mancanza di un percorso evolutivo lineare di sviluppo”.
Isabella Rauti considera il tema delle donne in politica di importanza cruciale: “Il nostro contributo è sicuramente un valore aggiunto, ma se la nostra presenza è aumentata è stato spesso grazie a vincoli legislativi”. La percentuale femminile è oggi del 22%, discreta ma inferiore a quella degli standard internazionali.
“Il percorso che abbiamo fatto a destra è stato liberatorio” ha concluso Isabella Rauti, raccontando la “rivoluzione silenziosa” che l’ha vista tra le protagoniste. “Oggi quella strada si è irrobustita e così abbiamo mostrato come tra velinismo e femminismo possano esserci delle vie intermedie”.