di Aldo Di Lello
Colonia è stato sia un atto politico sia un atto di sopraffazione culturale. Sono state colpite le donne, la loro libertà e autodeterminazione in quanto simboli dei valori più profondi e costitutivi dell’Occidente. Per fare in modo che non si ripeta altrove in Europa occorre che lo Stato aumenti i controlli, a partire da quelli relativi ai flussi migratori stabilendo regole precise (anche imponendo maggiore trasparenza per i luoghi di culto) e sanzionando chi non le rispetta. È questo il messaggio lanciato dal convegno “Donne, Islam e integrazione” che si è svolto a Roma su iniziativa di Azione Nazionale. Nel corso della manifestazione è stato presentato un documento dal titolo “Nessun razzismo, nessun buonismo: mai più Jihad contro le donne”.
Moderato dal condirettore de Il Tempo Sarina Biraghi, all’incontro hanno partecipato Sabina Bonelli (Consiglio direttivo Azione Nazionale), Valentina Cardinali (anch’ella del Consiglio direttivo di Azione Nazionale) Mara Carfagna (deputato di Forza Italia), Franca Cipriani (Consigliera nazionale di Parità), Isabella Rauti (presidente associazione Hands off women), Souad Sbai (presidente di Acmid esponente di Noi con Salvini). Presenti in sala, tra gli altri, Gianfranco Fini, Gianni Alemanno, Roberto Menia.
I fatti di Colonia come spartiacque
Le relatrici hanno offerto un dibattito ricco di spunti e che ha rappresentato un momento di riflessione necessario. Necessario perché parliamo di un tema che, per la sua profondità e gravità, non può essere risolto solo nella polemica politico-mediatica. Colonia – è stato più volte ribadito nel corso del convegno – ha rappresentato uno spartiacque tra due fasi del confronto tra la nostra società e il mondo dell’islamismo radicale, lasciando una profonda ferita che non potrà essere facilmente rimarginata. Colonia, dice Cardinali (che ha elaborato il documento) «è stato un attacco alle donne e a quello che rappresentano. E dunque ha una fortissima valenza politica e non va letto solo in chiave sessista».«Tre – continua Cardinali – le questioni principali che vanno affrontate: l’esplosione dei flussi migratori e le regole di accoglienza; il rapporto Occidente-Islam, di cui la questione femminile rappresenta il simbolo più conflittuale; la necessità di recuperare la funzione della prevenzione». Secondo Carfagna, le donne, a Colonia, sono state «scelte come simbolo dell’Occidente» e della sua società libera. «Il problema – ribadisce la parlamentare di Forza Italia – è complesso, se pensiamo alle grandi diversità presenti nel mondo islamico», ad esempio tra la libertà goduta dalle donne Marocco e invece dalla condizione di oppressione delle donne saudite. Ma proprio per questo – ribadisce Carfagna –dobbiamo «conoscere e difendere la nostra identità: non dobbiamo indietreggiare di un millimetro nella nostra sicurezza e nella nostra libertà».
Un attacco pianificato alla civiltà
Molto si è parlato in queste settimane dei fatti Colonia, ma –osserva Cipriani – le «risposte tardano ad arrivare». Il fatto è – sottolinea Rauti – che molte delle «parole spese dopo Colonia» sono state indirizzate, più a difendere l’immagine degli immigrati che a difendere la condizione delle donne. A Capodanno si è «svolto un attacco pianificato». Rauti ha accostato le distruzioni dell’Isis a Palmira alle violenze di Colonia. In entrambi i casi abbiamo assistito alla «distruzione di simboli» e a un’aggressione culturale alla civiltà, in una «guerra asimmetrica» che si è rivelata alla nostra società con la strage a Charlie Hebdo. Souad Sbai ha ricordato da parte sua la condizione di molte donne islamiche in Italia e la loro sostanziale privazione di diritti. «Quello che è successo a Colonia succede quotidianamente in tante case di musulmani nel nostro Paese».
[Fonte: www.secoloditalia.it]