di Mario Landolfi
Si terrà il prossimo 5 novembre alle 17,30, a due anni esatta di distanza dalla sua morte, il convegno sull’attualità del “pensiero nazional popolare” di Pino Rauti. L’evento, organizzato dal centro studi intitolato al compianto leader missino e dalla casa editrice Pagine, sarà ospitato nei saloni di Palazzo Ferrajoli, nella centralissima piazza Colonna, a pochi passi da Montecitorio. Nutrito e qualificato il parterre dei relatori. Moderati da Luciano Lucarini e alla presenza di Alessandra ed Isabella Rauti, al microfono si alterneranno Franco Mugnai, Giuseppe Sanzotta, Gianni Alemanno, Gennaro Malgieri, Silvano Moffa, Giuseppe Parlato, Gennaro Sangiuliano e Pasquale Viespoli.
A definirlo così fu la sovietica Literatunaja Gazeta
Il dibattito sull’attualità del pensiero di Rauti appare quanto mai utile e opportuno alla luce delle profonde trasformazioni in atto non solo nel panorama politico ma soprattutto nella società. Compito dei relatori, dunque, non consisterà tanto nello scandagliare i fondali di antiche contrapposizioni interne al Msi, che pure ci furono e che pure furono importanti per la crescita culturale di quella comunità, quanto nel tentare di prolungare fino agli scenari attuali alcune delle formidabili intuizioni di colui che la Literaturnaja Gazeta, rivista ufficiale della cultura sovietica, definì come un temibile “incendiario di anime”. Lavoro, ambiente, demografia, immigrazione, urbanistica, metapolitica rappresentano solo alcune delle “questioni” poste da Rauti all’attenzione di un partito, il Msi appunto, che egli avrebbe voluto più figlio del suo tempo e meno prigioniero di un pur nobile ma sterile nostalgismo.
Quando Montanelli si scandalizzò
E si deve proprio a questa sua instancabile attività formativa il successo del suo pensiero. Un successo non offuscato dai deludenti risultati ottenuti nella breve stagione della sua leadership politica. L’intuizione dello “sfondamento a sinistra”, che tanto scandalizzò Indro Montanelli, è lo schema di penetrazione nei certi popolari o comunque più esposti ai venti della crisi cui oggi sembra (inconsapevolmente) ispirarsi Salvini. Così come attuale è l’idea di aiutare gli africani a restare in Africa e le battaglie in favore della natalità combattute nella consapevolezza che non vi può essere identità nazionale senza “quantità” nazionale. Purtroppo, esattamente come Almirante, anche Rauti non ha colto i frutti della sua straordinaria missione politica. Entrambi, però, avevano visto lungo e quel che ieri sostenevano in un cupo isolamento oggi è tornato prepotentemente di moda. Per questo hanno vinto.
[Fonte: www.secoloditalia.it]