di Michele Soliani
Tosi, Fitto, Rauti, Meloni, Salvini e Fini sono gli esponenti della Destra che scuotono in questi ultimi mesi la politica italiana.
Flavio Tosi, Sindaco di Verona, si vuole porre come alternativa al modello Salvini e lo fa sfidandolo apertamente. Si vuole alleare con Berlusconi e con Alfano in una nuova edizione del centrodestra che non ha fatto altro che creare danni. Non vi sono idee, non vi sono progetti, non vi sono obiettivi che non siano quelli di essere l’opposizione di Matteo Renzi. A volte manco quella; un esempio è dimostrato da quello che sta succedendo in Veneto dove il povero Zaia, già in profonda crisi per la candidatura della Moretti, si è ritrovato a dover affrontare l’ennesimo uomo della provvidenza della destra italiana. Non si sa per quale motivo Tosi abbia deciso di andare contro Zaia. Lui, come leader della Liga Veneta, può imporre la candidatura del presidente della Regione Veneto, al contempo è ben a conoscenza di un non possibile ritiro da parte del governatore Zaia. Tosi è comunque sicuro del fatto suo, ha creato in Italia una serie di circoli, gestiti dagli immancabile uomini di alleanza nazionale, che sono però conosciuti a pochi.
Raffaele Fitto si trova invece in un’altra situazione. Poteva essere il Matteo Renzi del centrodestra ma non ha fatto i conti con Berlusconi che è più interessato a curare i suoi interessi che non quelli del suo elettorato. Il suo destino ormai è tracciato. Tra qualche tempo, appena lascerà Forza Italia, si scatenerà la macchina del fango che lo metterà sullo stesso piano di Angelino Alfano.
Isabella Rauti, luogotenente di Prima l’Italia, si ritrova nella condizione di poter salvare il salvabile. Le si riconosce il merito e la tenacia, come ben dimostrato lo scorso 8 febbraio a Roma, di ricompattare un mondo politico, quella Destra Sociale, che era divenuto maggioritario in Alleanza Nazionale. In molti la paragonano a Marine Le Pen, un confronto molto più centrato rispetto ad altri oggi in voga anche se lei non ha bisogno di paragoni. Il padre e maestro, Pino Rauti, fu infatti su molte idee precursore di Jean-Marie Le Pen e il Front National deve tanto alla figura del segretario del Movimento Sociale.
Giorgia Meloni, leader di fratelli d’Italia, è il personaggio più emblematico tra tutti quelli che vengono qui citati. Teoricamente dovrebbe essere lei la leader della Destra, nei fatti si è ridotta ad essere l’aiutante di Matteo Salvini. Da quando si è alleata con l’esponente del Carroccio il telespettatore italiano può ogni sera scegliere se vedere la versione maschile o la versione femminile del leader leghista. La prima è però quello originale mentre invece la seconda è solo alla ricerca di consensi facili tra gli elettori. Consensi che arrivano sulla persona, ottima nella tenuta scenica e nell’esposizione delle idee, ma non si trasferiscono sul partito che è cristallizzato nei sondaggi.
Matteo Salvini, Leader della Lega, è personaggio indubbiamente encomiabile. È riuscito dall’inizio del suo mandato a riportare la Lega Nord su soglie elettorali a due cifre. Il vero problema dell’europarlamentare è però dovuto alla sua appartenenza politica: è e rimarrà sempre un leghista formatosi in ambienti di Sinistra. Può cercare di andare nel Sud Italia, può cercare di fare il patriota ma resterà sempre, nell’immaginario collettivo, colui che nel 2009 insultava i napoletani. È questo il vero punto di forza che ha Flavio Tosi, attaccare il suo amico proprio sul suo punto debole:l’indipendenza della Padania. Cosa che resta, vale la pena di ricordarlo, il punto cardine dell’esistenza politica del Carroccio.
Gianfranco Fini, ex leader di Alleanza Nazionale, è l’ultimo personaggio da osservare in questo complicato mondo. Su di lui pesa la pesante accusa di essere un traditore, certo che non è molto diverso da Matteo Salvini. Quest’ultimo infatti, come fece a suo tempo Fini, sta cercando delicatamente di ritrattare il suo passato. Il leader del Carroccio ha però della sua parte la stampa, la quale non evidenzia, cosa invece accaduta per l’ex presidente della camera, il suo revisionismo politico. Gianfranco Fini sta a guardare e forse è l’unico ben conscio che la Destra attuale è formata più da movimenti che da persone. Certo lui, nonostante i desideri, non è e non sarà un fulcro per il futuro della destra.
Soluzioni? Difficile oggi intravederle dato che le giovani generazioni preferiscono modelli di stampo movimentista e sono più concentrati su spot e singole problematiche che su una visione ampia e strutturata dell’Italia del futuro. Forse i tentativi vincenti sono quelli di non mirare al risultato immediato ma di costruire dei think- tank politici atti a forgiare idee e visioni prospettiche per poi presentarsi meglio in armi alle future sfide. Consci che spesso è meglio ritirarsi a riordinare idee e forze, pur lasciando campo all’avversario, che correre alla conquista di sedie e sgabelli bruciando per strada tutte le esigue energie rimaste.
[Fonte: www.secolo-trentino.com]