È stata ritrovata morta due giorni fa Frozan Safi, 29enne docente di Economia e attivista per i diritti delle donne di Mazar-i-Sharif, nel nord dell’Afghanistan. La sorella Rita, un medico, ha riconosciuto il corpo della giovane, scomparsa da due settimane, dai vestiti, poiché il viso di Frozan era devastato dai colpi di proiettile. Con lei, a quanto è trapelato, altre tre vittime, anche loro attiviste, sono state ritrovate uccise. Si tratterebbe del primo caso di attiviste uccise.
Frozan e le altre attiviste uccise in Afghanistan
Le autorità talebane hanno fatto sapere di aver fermato due sospetti, i quali avrebbero confessato di aver attirato le donne in una casa privata con la scusa di poter fornire loro dei documenti per l’espatrio. Frozan, che aveva partecipato alle manifestazioni contro la segregazione e aveva ricevuto minacce, aveva fatto richiesta di asilo in Germania. Tutte e quattro le vittime, secondo quanto riferito dalla stampa locale, stavano cercando di mettersi in salvo all’estero. Fonti della società civile citate da Bbc Persian, come riporta dal giornale pakistano Dawn, infatti, sostengono che le quattro fossero amiche e colleghe e che avessero sperato di raggiungere l’aeroporto di Mazar-i-Sharif per lasciare l’Afghanistan.
La versione del governo talebano
«Le persone arrestate hanno confessato che avevano invitato le donne nella casa (del ritrovamento dei corpi, ndr). Sono in corso ulteriori indagini», ha detto in una dichiarazione video riportata da Dawn, il portavoce del ministero degli Interni del governo talebano, Qari Saeed Khosti. Secondo quanto riportato dal Guardian, che ha citato un medico, le forze talebane avrebbero portato in ospedale i corpi di due donne uccise a colpi d’arma da fuoco, trovati – secondo un responsabile locale dei Talebani – insieme ai corpi di due uomini. È stato il giornale afghano Hasht e Subh a indicare però che le persone uccise erano le quatto attiviste, tra le quali Frozan Safi.
La sorella di Safi: «Volto crivellato, riconosciuta dagli abiti»
«L’abbiamo riconosciuta dai vestiti. Aveva il volto devastato dai proiettili», ha detto la sorella Rita, spiegando che mancavano sia la borsa sia l’anello di fidanzamento. «Le ferite da colpi d’arma da fuoco – ha aggiunto – erano ovunque, troppe per contarle: in testa, al cuore, al petto, ai reni, alle gambe». A fine ottobre, ricostruisce il giornale, Frozan aveva ricevuto una telefonata da un numero anonimo e il suggerimento di raccogliere prove del suo impegno a difesa dei diritti e di spostarsi in un luogo sicuro. Aveva creduto in una nuova vita in Germania. Secondo il padre, Abdul Rahman Safi, il corpo di Frozan non era in una casa, ma in una fossa non lontana dalla città.
Rauti: «Non si può riconoscere il governo dei talebani»
L’assassinio di Frozan Safi, ha commentato la senatrice di FdI, Isabella Rauti, «ripropone in maniera drammatica il tema della tutela dei diritti umani e delle donne nonché quello del vivere civile, da quando i Talebani hanno ripreso il potere». «Safi è la prima delle paladine dei diritti delle donne ad essere uccisa da quando i talebani hanno instaurato il loro Emirato islamico, ma rappresenta l’ultimo episodio in ordine temporale di violazione dei diritti umani e delle violenze contro le donne», ha proseguito Rauti, sottolineando che «giorno dopo giorno è sempre più chiaro il vero volto del governo dei talebani». «È in atto – ha sottolineato l’esponente di FdI – un’opera progressiva e sistematica di smantellamento delle libertà e dei diritti fondamentali. Quanto sta accadendo in Afghanistan – ha concluso la senatrice – deve spingere il governo italiano, e più in generale l’intero Occidente, a non riconoscere il governo dei talebani».
[Fonte: www.secoloditalia.it]