Percorso:

Seduta N.17.2 di Mercoledì 16 Febbraio 2011 – Norme in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle Amministrazioni regionali. Modifiche alla Legge regionale 18 febbraio 2002, n. 6 (Disciplina del sistema organizzativo della Giunta e del Consiglio e disposizioni relative alla dirigenza ed al personale regionale) e successive modifiche

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ABBRUZZESE

Proposta di legge regionale n. 42 del giorno 13 luglio 2010, adottata dalla Giunta regionale con deliberazione n. 292 del giorno 23 giugno 2010, concernente: “Norme in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle Amministrazioni regionali. Modifiche alla Legge regionale 18 febbraio 2002, n. 6 (Disciplina del sistema organizzativo della Giunta e del Consiglio e disposizioni relative alla dirigenza ed al personale regionale) e successive modifiche” (Prosecuzione esame)

Discussione e votazione dell’articolato

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori.

Ricordo che ieri sera abbiamo chiuso la seduta sulla votazione dell’articolo 17 della proposta di legge n. 42.

(omissis)

Articolo 18 bis.
Discussione generale sull’articolo 18 bis.
Ha chiesto di parlare l’assessore Armeni. Ne ha facoltà.

(omissis)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il consigliere Rauti. Ne ha facoltà.

RAUTI (Pdl). Grazie, Presidente. Intanto voglio ringraziare l’assessore Armeni per tutto il lavoro svolto e in particolare prendo la parola per intervenire nel merito di un articolo aggiuntivo e lo ringrazio per aver accolto quello che era un emendamento e che evidentemente si è ritenuto di considerare, non è casuale, un articolo aggiuntivo, un articolo a parte. L’imbarazzo del collega Di Stefano è mio nel momento in cui sento un uomo di opposizione affermare che le parità sostanziali, oltre che quelle formali e normative, sono state raggiunte.
E’ l’unico nel mondo che lo pensa. Farà piacere anche a me parlare con lei per capire come si fa a sostenere che non solo ciò che è scritto è garantito, ma soprattutto per la parità sostanziale sia raggiunta perché questo non lo pensa nessuno nel mondo, nessun osservatorio, nessuna statistica, nessuna interlocuzione legittima.
Credo anche che sostenere, sia pure come battuta, che si scriva di notte tra il 13 e il 14, più che imbarazzarmi, quasi mi indignerebbe, se non fosse una battuta e lo è, perché altro non può essere.
Intanto, parafrasando un’autrice che sicuramente a Di Stefano sarà cara, donne sono nate e sono state avvantaggiate, ma non si nasce e si diventa. Alcune di noi lo sono diventate e di questi temi se ne sono sempre occupate.
Se hai curiosità, hai molte fonti per verificare il mio impegno su questi temi. Non è di me che voglio parlare, ma di un articolo aggiuntivo.
Questa Giunta non ha voluto strumentalmente aggiungere qua e là le pari opportunità con demagogia. Questa Giunta ha dedicato un articolo alle pari opportunità e ce n’è bisogno, perché non si tratta di un chiacchiericcio generico su una presunta affascinante parità di genere, che peraltro mi basterebbe – a Di Stefano anche, ma già l’ha raggiunta –, ma di ben altre cose.
Le cito soltanto, senza entrare nel merito e nel dettaglio. Intanto, si parla di ricentrare e restituire il valore sociale della maternità e della paternità. Ringrazio la collega Tedeschi che forse, magari solo perché è donna, mi pare che abbia inteso lo spirito sano e saggio di questo articolo.
Voglio vedere chi riesce a votare contro al valore sociale della maternità e paternità, come voglio vedere chi può essere contrario ad azioni positive – queste sì, ha ragione Di Stefano – previste.
Le abbiamo chiamate azioni positive correttive, perché le azioni positive non sono state sufficienti a ridurre oggettivi scarti di genere, come non sono state sufficienti a rimuovere le discriminazioni, come non sono state ancora sufficienti a evitare e neanche a ridurre i differenziali retributivi.
E, allora, le azioni positive correttive vanno ad incidere lì dove ci sono degli scarti oggettivi e vanno intanto ad attuare pari opportunità sostanziali, a correggere il divario di genere nelle posizioni lavorative, a correggere il divario di genere nel raggiungimento di posizioni apicali. Stiamo parlando di amministrazioni che hanno anche una grande maggioranza di lavoratrici ma pochissime raggiungono posizioni di vertice o, comunque, di dirigenza.
E, ancora, si insiste contro le discriminazioni di genere e le molestie sessuali in un luogo di lavoro, si insiste sulla necessità di monitorare gli incarichi conferiti e, attenzione, sul meccanismo della premialità, e chi si occupa di queste materie sa quanto anche i premi di produttività spesso siano stati sacrificati alle scelte di maternità delle madri lavoratrici, ed ancora si insiste su un istituto di origine francese, che si chiama il “Retravailler”, che garantisce dopo il congedo di maternità e di paternità una garanzia alla formazione, all’aggiornamento, alla conservazione del posto che si è sospeso per le scelte, le esigenze di maternità e di paternità assunte, e si parla ancora, e vengo a concludere, della promozione di tutte quelle forme di flessibilità senza pagare mai uno scotto per averle scelte, dal part time a tutte le altre forme.
Ecco allora che resto disponibile per ogni approfondimento anche tecnico, ma io credo che di questo articolo non si possa disconoscere lo spirito, che non è strumentale, che non è demagogico, che è sostanziale, che è dovuto e che è giusto.
Grazie.

PRESIDENTE. Grazie, consigliera Rauti.

Ha chiesto di parlare il consigliere Di Carlo. Ne ha facoltà.

(omissis)

PRESIDENTE. Grazie, collega Storace. Non ci sono altri interventi, quindi chiudiamo la discussione sull’articolo 18-bis.

Ha chiesto di parlare il consigliere Rauti. Ne ha facoltà.

RAUTI (Pdl). La mia è una dichiarazione di voto. Posso intervenire ancora, no?

PRESIDENTE. Certo, per dichiarazione di voto.

RAUTI (Pdl). Quindi, tre minuti, Presidente. Grazie.
Allora il gruppo del Pdl intende accogliere la proposta Nieri e altri e ritira dall’articolo aggiuntivo il punto 1 e il punto 3 relativi al decreto legislativo n. 150/2009.
Sono prigioniera di una dichiarazione di voto quindi non posso entrare nel merito. Avrei commentato molto volentieri il paradosso che si è celebrato ascoltando alcuni uomini di sinistra dire alcune cose che alcuni uomini di destra dicevano negli anni Settanta e che hanno smesso di dire. Vorrei commentare ma non posso l’allusione a me come spot. Ma per questo penso che parli il mio impegno.
Mentre voglio e debbo entrare nel merito del rilievo più tecnico relativo al fatto che sarebbe improprio aggiungere questo articolo nella riforma perché la riforma chiede altro. No, la riforma chiede anche questo, perché la riforma punta a ottimizzare la produttività. E mi chiedo quale motivazione maggiore può utilizzare la produttività se non il riconoscimento delle pari opportunità.
Vedete, forse a qualcuno è sfuggito che nell’articolo si parla di uomini e di donne, di donne e di uomini, non si parla solo di donne. Mi è spiaciuto il dibattito surrettizio sulla manifestazione di piazza, anzi, avrei apprezzato se l’opposizione avesse portato all’attenzione dell’Assemblea, magari, questo argomento, nei modi previsti dal Regolamento, e mi sarei appassionata a farlo, mentre tornando alla dichiarazione di voto, voglio dire di certe mistificazioni tipiche di una cultura che vuole sempre ripetere che il problema non è qui ma altrove. No, il problema è anche qui, e abbiamo la possibilità di affrontarlo, se coraggiosamente e senza schematismi ideologici si guarda alle cose. Voglio allora ricordare a chi non voterà che noi voteremo. A chi non voterà questo emendamento voglio ricordare che sta votando per perpetuare i differenziali retributivi e salariali a parità di lavoro svolto.
Chi non vota questo emendamento vota per mantenere il divario di genere, e soprattutto per mantenerlo nel raggiungimento di posizioni apicali. Chi non vota questo emendamento non vota per favorire l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro, per favorire gli strumenti di conciliazione, per favorire gli strumenti di flessibilità. Chi non vota questo emendamento vuole il perpetuarsi di una esclusione che in particolare si scarica sulle spalle delle donne per le loro scelte di maternità. Chi non vota questo emendamento non vuole correggere i divari esistenti e ne vuole produrre altri. Chi non vota questo emendamento rifiuta e rimanda al mittente una operazione che probabilmente, il personale di questa Regione si aspetta. Noi invece, votiamo a favore di tutto quello che è contenuto in questo articolo, e votiamo a favore, quindi, con un’accelerazione, se consentite, per un raggiungimento di parità sostanziali e non soltanto descrittive e normative.

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