La seduta inizia alle ore 12,21
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ABBRUZZESE
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Mozione n. 294 del giorno 16 novembre 2011 dei consiglieri Casciani, Rauti, Brozzi, Pascucci, Tarzia, D’Ambrosio, Miele A., Paris, Colosimo, Montino, Palmieri, Saponaro, Melpignano, Pasquali, Romanzi, Illuzzi, Storace, Celli, Maruccio, De Romanis, D’Aguanno, Nieri, Bonelli, Mei, Nobile, Fiorito, Astorre, Berardo, Colagrossi, Dalia, Nobili, Tedeschi, Rodano, Vicari concernente: “Istituzione di un “Anno europeo della lotta alla violenza contro le donne””
PRESIDENTE. L’ordine del giorno, al punto 1bis, reca: Mozione n. 294 del giorno 16 novembre 2011 dei consiglieri Casciani, Rauti, Brozzi, Pascucci, Tarzia, D’Ambrosio, Miele A., Paris, Colosimo, Montino, Palmieri, Saponaro, Melpignano, Pasquali, Romanzi, Illuzzi, Storace, Celli, Maruccio, De Romanis, D’Aguanno, Nieri, Bonelli, Mei, Nobile, Fiorito, Astorre, Berardo, Colagrossi, Dalia, Nobili, Tedeschi, Rodano, Vicari concernente: “Istituzione di un “Anno europeo della lotta alla violenza contro le donne””.
Richiamo al Regolamento
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Discussione generale
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il consigliere Peduzzi. Ne ha facoltà.
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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la consigliera Rauti. Ne ha facoltà.
Si preparino i consiglieri Rodano, Perazzolo, D’Ambrosio, D’Annibale, Carlino e De Romanis.
RAUTI (Pdl). Signor Presidente, spero che in quest’Aula ci sia la sufficiente attenzione e il sufficiente ascolto in considerazione della tematica che la mozione richiama e solleva, mozione che mi vede come seconda firmataria, ho sottoscritto immediatamente l’iniziativa del collega Casciani, che però non ascolta il mio intervento!
Vorrei anche ricordare in quest’Aula che già ci siamo uniti per una mozione sull’argomento della violenza, anzi delle violenze sessuali contro le donne, nel marzo scorso, dando prova in quella discussione e in quella unanimità di senso di responsabilità, di sensibilità istituzionale, di impegno personale, oltre che di Consiglio. E io credo che quell’atto fu un atto bello della vita del Consiglio regionale del Lazio.
Penso che questa mozione richiami doverosamente l’attenzione su una questione di cui si parla forse tanto, forse troppo, forse poco, sicuramente mai abbastanza e mai in termini di concretezza e di serietà, o almeno quasi mai. Era il 1960 quando tre donne, tre sorelle, nella Repubblica Dominicana, che contestavano il regime dittatoriale vennero violentate e assassinate ed è a quel sacrificio, a quelle tre vite di donne, che nel 1999 l’ONU volle dedicare e così indire e proclamare il 25 novembre come giornata internazionale contro le violenze su tutte le donne. Da allora noi qui e, in mezzo, l’Europa, che su questa materia ha dato indicazioni precise, ha richiamato gli Stati membri a un’assunzione di responsabilità. Quando nel marzo scorso noi discutemmo in questa stessa Aula quella mozione, che venne approvata all’unanimità, partimmo da un assunto di fondo, un assunto che vuole…
(Interruzione di vari consiglieri)
Collega Casciani, la pregherei di ascoltare il mio intervento come ho ascoltato il suo, sono la seconda firmataria di questa sua mozione, la sto illustrando.
Noi partimmo da un assunto etico se vogliamo, etico nel senso alto e pertinente anche alla politica, l’assunto di fondo era che i diritti delle donne sono diritti umani e che ogni forma di violenza va a ledere i diritti umani e i diritti fondamentali. Allora come oggi non possiamo dimenticare che la violenza sulle donne è multidimensionale, ha varie forme, ha vari mezzi, ha vari strumenti, ha vari approcci, è fisica, è psicologica, è economica e si riveste di volti diversi pur avendone sempre e soltanto uno solo, ed è quel volto, che diventa talvolta non solo violento ma diventa assassino, che noi dobbiamo guardare in faccia e che, attraverso quelli che sono i nostri impegni e i nostri mezzi, dobbiamo assolutamente arginare.
Questa è una guerra che va vissuta come tale e io penso che nessuno di noi possa ignorare non solo i dati che il collega Casciani ha fornito, ma anche la percezione diffusa di questo fenomeno, un fenomeno che si consuma all’interno della famiglia spesso, all’interno delle mura domestiche spesso, nel totale oblio e dimenticanza, ma si consuma anche negli spazi aperti e pubblici e in forme anche di gruppo oltre che di aggressioni individuali. E le vittime sono sempre le donne, spesso molto giovani.
La Regione Lazio ha legiferato tra le prime in questo senso e ha anche sostenuto economicamente e finanziariamente le sue attività, la Regione Lazio è anche la Regione in cui, però, sono aumentate le denunce, perché è possibile favorire una cultura che aiuti le donne a denunciare gli atti subìti. In assenza di denuncia è impossibile intervenire e sostenere le donne e avviare quel percorso anche di recupero che avviene attraverso l’impegno dei centri antiviolenza.
Dal punto di vista legislativo nazionale sono numerosi gli interventi su questa materia. Tutti consideriamo come spartiacque l’anno 1996. Attraverso la legge n. 68 di allora si iscrisse la violenza sessuale, finalmente, nei reati contro la persona e non più contro la morale. Da allora ad oggi altre cose sono cambiate, tutti conosciamo gli effetti della legge introdotta nel 2009 contro i reati di stalking e in mezzo, tra il 1996 e il 2009, altri interventi in termini anche di inasprimento delle pene e altri interventi per punire i reati di violenza sessuale.
Vado a concludere perché vorrei che questa Assemblea in modo unanime sostenesse la mozione promossa dal collega Casciani. Mi sento anche di accogliere quanto suggerisce la Consulta, ovvero che l’Europa dovrebbe dedicare non solo un anno ma una direttiva a questa materia, come con altre direttive è andata a colpire, a stigmatizzare forme di violenza. Penso alle ultime risoluzioni sul mondo dei minori.
Allora l’Europa può rafforzare il suo impegno, noi possiamo e dobbiamo rafforzare il nostro impegno. Io penso che, come dicevo prima, si tratta di un’etica dell’azione politica questa. Non possiamo non considerare le forme di violenza e le loro dimensioni esattamente come noi non possiamo non considerare che si tratta di una malattia sociale, si tratta di un allarme sociale che dobbiamo guardare in faccia con molto coraggio e, ripeto ancora, con senso di responsabilità.
Sappiamo perfettamente che le leggi sono la classica condizione necessaria e non sufficiente se non si accompagnano a una rivoluzione culturale e a una modificazione di mentalità. Anche su questo aspetto di modificazione di mentalità e di rivoluzione culturale noi possiamo e dobbiamo insistere.
Ecco, vedete – e davvero concludo -, la violenza sulle donne non è solo un atteggiamento odioso di prevaricazione, prepotenza o semplice e banale disgustoso “machismo”, ma è molto di più, è la volontà di riaffermare la propria superiorità rispetto a gerarchie tradizionali spezzate e rovesciate, è la volontà di colpire il più debole, è la volontà di non liberarsi dagli stereotipi, è comunque e sempre una forma di violenza e di violazione dei diritti umani.
Penso anche che rispetto a quella che si configura, in modo anche sommerso, come una patologia sociale, noi non possiamo, come istituzione, su questo territorio, come donne e come uomini, non fare la nostra parte. Grazie.
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