Non c’è pace sul caso Regeni. Questa sera alle 22 il premier Giuseppe Conte si recherà a Palazzo San Macuto per riferire di fronte ai parlamentari della Commissione d’inchiesta istituita per fare luce sulla morte del giovane ricercatore italiano, torturato e ucciso in Egitto nel 2016. Il Governo dovrà dare conto dell’accordo intercorso con il Cairo per la vendita di due fregate, destinate inizialmente alla Marina italiana, e in seguito vendute all’esercito di Al Sisi. La commessa rappresenterebbe solo la prima tranche di un affare che complessivamente vale più di 1 miliardo di euro e che prevede l’acquisto dall’italiana Fincantieri di altre navi e diversi armamenti da parte degli egiziani.
La notizia ha indignato profondamente la famiglia di Giulio. Per Claudio e Paola Regeni: “Lo Stato così ci ha traditi due volte”. Il Governo gioca su due tavoli. Di fatto ha dato il via libera all’operazione. Allo stesso tempo chiede all’Egitto, che da quattro anni tra depistaggi e reticenze ostacola ogni passo avanti per far luce sulla morte atroce di Giulio, “nuovo impulso” sull’inchiesta. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, fa sapere alla stampa di aver inviato una lettera al collega del Cairo Sameh Shoukry. “L’Italia non ha mai smesso di chiedere all’Egitto, a tutti i livelli, che i responsabili della morte di Giulio siano assicurati alla giustizia: i rapporti bilaterali tra i nostri Paesi non possono prescinderne”, scrive il titolare della Farnesina. E cita la data del 1 luglio, quando i magistrati della Procura italiana e quelli egiziani si incontreranno in videoconferenza. L’Italia si attende il “massimo della cooperazione giudiziaria” e “un segnale forte”, “a mancanza di risposte da parte delle autorità giudiziarie egiziane alle richieste della Procura italiana rappresenta un grave impedimento al raggiungimento della verità”. Uno degli aspetti più importanti resta la rogatoria del 2019. Di Maio chiede “un rapido riscontro” alla rogatoria di un anno fa, “in particolare per quanto riguarda la notifica del domicilio legale dei cinque indagati dalla Procura di Roma”.
Intanto gli schieramenti politici dicono la loro. Il Pd con Debora Serracchiani chiede al Governo di “battere un colpo”. “L’Ufficio di presidenza della commissione”, si legge in una nota, “ha ritenuto di sentire Conte dopo il suo colloquio con Al Sisi alcuni giorni fa. Perché vorremmo che il premier chiarisse cosa si sono detti e come possiamo ottenere quella verità e giustizia per cui si sta lavorando da tanto tempo”. E insiste: “ i canali del dialogo devono essere tenuti aperti. Chiuderli non fa fare un passo alla causa della verità”. Diversi i toni della Lega. “Prima con il voto unanime di tutti i suoi ministri, inclusi quelli pentastellati, il Governo procede alla vendita delle fregate militari all’Egitto”, dice il deputato Paolo Grimoldi, “e la settimana dopo, di fronte alle proteste della base grillina, il ministro Di Maio per rimediare blatera di una letterina per avere chiarezza? Un bel tacere per dignità, no?”. E mentre Isabella Rauti di Fdi chiede chiarimenti sulla cessione delle navi all’Egitto nel senso che l’operazione “avviene nell’ambito di uno scenario geopolitico critico e rischia di indebolire ulteriormente la capacità marittima nazionale”, Loredana De Petris di Leu si dice “convinta che ci sarà la possibilità di ripensare la vendita degli armamenti” all’Egitto e di “sostenere con forza e ottenere verità e giustizia per Regeni”.
Intanto numerosi sindaci italiani, di tutte le forze politiche, dal centrodestra al centrosinistra, hanno detto sì all’appello lanciato da Ernesto Galli della Loggia dalle pagine del Corriere della Sera di intitolare, nel prossimo anniversario della sua morte, una via a Regeni in ogni città. In particolare, in quelle in cui ci sono sedi diplomatiche egiziane suggerisce di intitolarle dove queste sono collocate. In nome di Giulio. In nome della verità.
[Fonte: www.theitaliantimes.it]