49 anni, un figlio di 16, un marito leader politico e primo cittadino di Roma. Consigliera PdL della Regione Lazio e first lady della Capitale, anche se lei non gradisce troppo questa definizione. Una gioventù trascorsa a Roma Nord, zona Camilluccia, le scuole sulla Trionfale e poi in viale Mazzini, due lauree, giornalista professionista, scrittrice, grande impegno a favore delle donne e dei più deboli, un enorme amore per la sua città e tanta, tanta politica, fin dalla giovane età. Questo ed altro è Isabella Rauti.
La sua attività politica inizia a 14 anni con l’iscrizione al Movimento Sociale Italiano. A 19 è già nei quadri del Fronte della Gioventù, a 28 viene eletta nel Comitato Centrale del partito. In parallelo sviluppa il suo impegno nell’associazionismo sociale e femminile diventando presidente dell’Associazione culturale “Centro Studi Futura”, laboratorio della politica femminile della destra. Nel 2004 si iscrive ad Alleanza Nazionale per aderire poi al Popolo della Libertà.
Il 2010 segna il suo ingresso nel Consiglio della Regione Lazio che non interrompe però i suoi impegni nel sociale. Fra i tanti ricordiamo che è socia della Fondazione Bellisario, Vicepresidente della Consulta Nazionale Femminile della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, componente del Comitato scientifico della “Fondazione Nilde Iotti” e del Comitato paritetico del Ministero Pari Opportunità per il rispetto della figura femminile nei messaggi pubblicitari.
Ma le tappe più importanti della sua vita attengono alla sfera privata: il matrimonio, nel ‘92, con Gianni Alemanno, e la nascita di Manfredi, oggi sedicenne.
Incontriamo Isabella Rauti di mattino presto, in un locale silenzioso di Monte Mario, per un caffè prima che cominci la sua giornata lavorativa. Ma nonostante ciò su facebook c’è già il suo primo post della giornata e tablet e cellulare sono all’opera. Li mette però da parte per concedersi alle nostre domande.
Grazie per questo caffè insieme. Per cominciare vorremmo chiederle chi è Isabella Rauti fuori dalla politica: al di là della sua biografia ufficiale, ci descriva quella più intima. Sono una donna normalissima, non amo apparire e non vado pazza per le interviste, soprattutto sulla mia vita privata. Amo la mia famiglia, la mia casa ed il mio lavoro, insomma nulla di più e nulla di diverso da altri milioni di donne. Mio marito è il sindaco di Roma ma non mi piace la definizione di first lady della Capitale! Suona da etichetta “decorativa” mentre io mi sento piuttosto una militante ed una persona concreta.
Tempo fa ha dichiarato: “ai gala ed ai festini ho sempre preferito le manifestazioni di piazza e la militanza”. E’ sempre stata così pragmatica con se stessa? Si, sempre! Anche da giovane non ho mai amato la mondanità o le situazioni futili. Ma, non sono una bacchettona o una seriosa e triste, mi piace divertirmi con le mie amicizie; inoltre la politica e le Associazioni hanno assorbito tutto il mio tempo lasciando poco spazio ad altro.
Nonostante ciò ho sempre avuto molti interessi, ho studiato e scritto libri, ho fatto sport e viaggiato molto, ma la costante della mia vita è stata ed è la politica, forse perché sono nata in una famiglia politica e perché ho cominciato la militanza negli anni ‘70 quando la politica era un impegno vissuto in modo totale ed assolutizzante.
In Italia, le donne che fanno veramente carriera, sia nel pubblico che nel privato, sono poche. Come lo spiega? Le donne ancora scontano la maternità e la questione ancora irrisolta della conciliazione dei tempi di vita e dei tempi di lavoro; da questo work life balance, le donne restano sempre penalizzate, in tutti i settori lavorativi e persino nella Pubblica Amministrazione dove la presenza femminile è oltre il 50%, ma anche qui le donne che raggiungono posizioni apicali sono poche!
Le donne non fanno carriera non certo perché non sono brave, basta vedere i loro curriculum :sono quelle che si laureano di più e spesso con i voti migliori, ma il fatto di essere anche madri e mogli non consente loro di competere a pari livello con i colleghi maschi. Sono svantaggiate e guadagnano di meno anche a parità di lavoro svolto. In Italia non abbiamo ancora un welfare adatto a conciliare i tempi di vita ed i tempi di lavoro e, diciamolo, c’è anche una mentalità diffusa e conservatrice che non vede bene la donna “capo”.
Resistono stereotipi e pregiudizi culturali ed il mercato del lavoro continua a penalizzare le donne non tanto nell’ingresso quanto nella permanenza e nella carriera. Non è un caso che oggi solo il 46,3% delle donne italiane lavora e non si fa molto per cambiare veramente le cose e per favorire il lavoro femminile.
Donne in politica. Perché le liste elettorali sono sempre a limitata presenza femminile? Sono le donne che non credono nella politica o sono i leader dei partiti che non credono nelle donne? Questo tema mi appassiona da decenni! Ho anche scritto due monografie su questo argomento. Intanto c’è una ragione di carattere storico, che ha creato una mentalità ed una cultura di differenza di genere: per secoli all’uomo è spettata la sfera pubblica ed alla donna quella privata. Inoltre, In Italia abbiamo anche un altro ritardo storico, le donne hanno ottenuto il diritto di voto solo nel 1946, addirittura dopo la Turchia e dopo altri Paesi europei.
Non penso che siano le donne – che si spendono sempre molto generosamente su fronti sociali, nei fatti emergenziali, nelle piazze insomma per gli altri e quasi mai per i portare casa qualcosa o per se stesse – a tenersi lontane dalla politica. Sono i meccanismi della politica ad escluderle. Sono anche le forme dei partiti, gestiti da uomini, sono gli statuti declinati al maschile a tenerle lontane. Ci sono naturalmente delle eccezioni ma in genere la politica tende a marginalizzare il ruolo delle donne, anche di quelle che si affermano e si preferisce affidarle compiti interni ed invisibili o settori come, ad esempio, le politiche per la famiglia e le pari opportunità , come se le donne non potessero occuparsi di altro: economia, urbanistica, giustizia.
Per fortuna le cose sono cambiate e stanno cambiando. Nelle ultime elezioni politiche nazionali, ad esempio, il numero delle elette è aumentato ed è il più alto della Storia della Repubblica, anche se, in termini percentuali non siamo ancora giunti al quel famoso 30-33% indicato come soglia minima per garantire la rappresentanza di genere, mentre sotto questa soglia sussiste una condizione discriminatoria. Né siamo a quel 50% che è il principio base della democrazia.
Quali ricordi dei suoi 18 anni in zona Camilluccia Vigna Clara? A questa domanda la sua amica Flavia Perina ci ha risposto che era più il tempo passato in sezione che a fare shopping. E lei? Vero anche per me. Fra me e Flavia ci sono quattro anni di differenza, e quando lei a 18 anni stava alla macchina da scrivere io a 14 stavo al ciclostile. Chi allora faceva politica, nel contesto degli anni ‘70, a destra come a sinistra, come ho detto, la faceva in modo assolutizzante.
Il bello di quel periodo era il senso di appartenenza ad un gruppo, ad una comunità e, nonostante i pochi mezzi a disposizioni e l’assenza di tutte le facilitazioni della tecnologia, riuscivamo a produrre molto anche in termini culturali e di stampa, ricordo il nostro primo giornale femminile, tutto ciclostilato, si chiamava “Eowyn. Alternative femminile”, il nome era tratto dal Signore degli anelli e dal mondo fantasy. Eravamo molti e molto giovani; oggi mi piacerebbe che i giovani si interessassero di più alla politica ed anche che la politica si interessasse di più ai giovani!
Isabella a 18 anni come immaginava Isabella a 49? E’ uno sforzo di fantasia che non volevo fare però posso dire che sono abbastanza contenta di essere diventata come sono. Sono una madre felice ed una donna che fa politica per le donne e per il sociale; la politica per me è una passione e non l’ho mai vista come una professione. E lo dimostra il fatto che faccio politica da quando avevo 14 anni ma il mio primo incarico elettivo è arrivato da poco, all’età di 48 anni.
Un percorso di vita e di lavoro segnato dagli studi universitari, poi dall’insegnamento prima a scuola e poi all’università, insomma penso che avesse ragione mio padre che mi diceva sempre “Vuoi fare politica? Allora però studia, laureati, cerca un lavoro e mantieniti con quello. Ricorda che chi vive di solo di politica senza avere un profilo professionale e competenze è meno libero di agire e più facilmente malleabile”.
Un insegnamento che porto con me appunto da quando avevo 18 anni.
Alle Regionali 2010, nella Capitale ha votato il 56% degli elettori, ben 17 punti in meno rispetto alle amministrative del 2008 e 13 in meno rispetto alle regionali del 2005. Forse perché la Regione è visto come un ente astratto? Non credo sia questo il motivo. Non scordiamo piuttosto che la legislatura si era chiusa con uno scandalo. Ma torniamo all’Ente. Con la riforma del Titolo quinto della Costituzione, alle Regioni sono state devolute importanti materie e poteri. Le Regioni sono diventate delle avanguardie politico-legislative su temi importanti come ad esempio la sanità, la scuola e altro e lo saranno ancora di più se si arriverà alla cancellazione delle Province. A quel punto Comuni e Regioni costituiranno l’intelaiatura dello Stato locale.
Ed i cittadini ne sono già consapevoli. Lo vedo e lo sento ovunque vada e lo testimoniano anche le centinaia di email e di richieste di informazione che ricevo sui temi di competenza della Regione, segno che il ruolo di questo Ente e l’importanza di un’Assemblea legislativa regionale è ben percepito. Questo non vuol dire che basti così, certamente c’è ancora tanto da fare e molto da comunicare; e lo stiamo facendo, penso alle campagne di comunicazione che la Regione ha fatto sulla salute (”Mi state a cuore”), o sul piano casa e su quello sui rifiuti.
Lei dà l’idea di credere molto nella comunicazione sulla rete. Ha un sito web personale molto aggiornato e su facebook due pagine, con quasi 7mila iscritti, dove abbondano i suoi appunti. E’ inoltre su Twitter. E’ vero, vedo che si è ben documentato! Sono i mezzi più diffusi e più inclusivi e tengo molto al rapporto diretto con i cittadini nonché con gli amici, e con tutte quelle persone che vogliono sostenere un progetto e mi piace farlo usando tutto ciò che la tecnologia mette oggi a disposizione. Ma ho ancora molto da imparare, per esempio, devo cimentarmi di più con Twitter dove sono appena arrivata ma non sono ancora capace di usarne tutte le potenzialità. Mi farò insegnare da chi ne sa più di me!
E’ recentemente intervenuta al Consiglio Regionale a favore del XX Municipio per la questione che riguarda il dimensionamento scolastico. Come nasce questa sua “collaborazione” con il XX? Sono intervenuta nella Commissione competente, la XIV, di cui sono membro, con molti emendamenti , in particolare per i Municipi XX, XI, XVII e XIX e l’ho fatto sempre sulla base di problematiche che mi venivano sottoposte dai cittadini, dai genitori degli alunni, dalle dirigenze scolastiche. Anche questo è stato un caso in cui sono arrivate valanghe di mail.
Non tutte le proposte sono passate ma alcune si; per il XX – ad esempio – anche grazie alle istante rappresentatemi all’Assessore alle scuole Marco Perina, si è riusciti a formulare un accorpamento scolastico che nel XX Municipio potesse soddisfare grandissima parte delle richieste espresse dai genitori.
Anche altre mie proposte sono state recepite dalla Giunta della Regione Lazio e complessivamente credo che la Regione abbia realizzato un dimensionamento scolastico che risponde alle logiche di equità, di ottimizzazione e razionalizzazione delle risorse e della rete scolastica garantendo la continuità didattica e le professionalità presenti in ogni Istituto.
E, comunque, esiste un meccanismo di monitoraggio che ci darà riscontri sugli effetti del dimensionamento e ci sarà tempo per migliorarlo.
Lei presiede l’associazione “Noi X Roma” che pare essere molto attiva sul territorio. Recentemente è intervenuta con numerosi volontari in diversi luoghi della città, fra cui Via Cassia, il 9 febbraio, per rimuovere la neve ed il ghiaccio dai marciapiedi…L’associazione è molto attiva (vedere il nostro sito per credere!), credo molto nella partecipazione e nella cittadinanza attiva, nella formula dell’associazionismo. In questo campo ho fatto solo esperienze positive. Noi X Roma è nata spontaneamente, grazie ad un gruppo di amici che non amano dire “si dovrebbe fare” ma che preferiscono fare in prima persona.
Noi X Roma si basa su due pilastri: il decoro urbano e ambientale e, la sussidiarietà e la solidarietà. Sono due binari paralleli che però si incontrano nelle azioni e negli interventi che facciamo, con e per i cittadini, sulla base delle loro richieste e delle idee che ci vengono.
E’ veramente entusiasmante vedere in quanti si avvicinano spontaneamente all’Associazione, lei forse non immagina quanti sono i cittadini pronti a fare ed a mettersi a disposizione della collettività e degli altri!
L’obiettivo di Noi X Roma è fare progetti ed interventi mirati e misurabili, forse piccoli ma sicuramente concreti, quelli che danno immediatamente il senso tangibile di che cosa voglia dire essere partecipi e risolutivi.
Nel metodo, facciamo sempre un lavoro in rete, ed agiamo insieme sul territorio con i Comitati di quartiere, le associazioni locali, e tutti coloro che vogliono impegnarsi. Ad esempio, per l’intervento a Via Cassia, come ricordava,abbiamo agito su sollecitazione ed insieme a Retake Roma.
Il concetto di rete e di forze che si uniscono è sempre vincente e dimostra che l’associazionismo è un valido strumento per intercettare e soddisfare i veri bisogni dei cittadini; il resto devono farlo le Istituzioni che hanno il dovere di gestire la coda pubblica ed assicurare il bene comune.
E’ rientrata da poco dall’Afghanistan. La situazione è tutt’ora molto difficile. Quali sono state le sue impressioni e soprattutto quali sono le prospettive future per le donne afgane? La mia visita istituzionale in Afghanistan – la seconda in un anno – aveva l’obiettivo di conoscere le realtà progettuali della Cooperazione italiana del Ministero degli Esteri e quelle delle ONG e di altre realtà associative, a favore della società civile, con particolare riferimento alla condizione delle donne e dei bambini.
Anche in questa seconda missione ho potuto verificare le criticità della condizione femminile in Afghanistan, la violazione dei diritti umani fondamentali; ho visitato Case Protette per donne abusate e maltrattate, il carcere femminile e minorile di Kabul, ospedali.
Uno dei momenti più toccanti è stata la visita al Centro Ustioni di Kabul, dove sono ricoverate le cosiddette “autoimmolate”, donne che si danno fuoco per disperazione, per sfuggire all’incubo di mariti violenti e s matrimoni forzati. Sono per lo più giovanissime, ragazzine che hanno dai dodici ai vent’anni, vittime di continui abusi fisici e psicologici, che scelgono di condannarsi a morte piuttosto che continuare a vivere l’orrore quotidiano.
Sulla base di questa visita, oggi posso elaborare progetti di aiuto concreto e di cooperazione internazionale decentrata che la Regione Lazio potrebbe assumere, come già sta facendo, in favore di donne e bambini, in questa parte del mondo martoriata da decenni di guerra ed oggi impegnata, con gli Italiani in prima linea, nella ricostruzione e nella pace.
Tutti hanno un sogno nel cassetto. Qual è quello di Isabella Rauti? Non averne un solo ma molti! Vorrei avere dei super poteri per moltiplicare sforzi e lavori e tutto ciò che faccio! Ma ora non mi faccia la battuta, Isabella wonder woman!
La verità è un’altra e riguarda il mio Paese: vorrei avere dei super poteri per risolvere la crisi economica, per moltiplicare i posti di lavoro invece che vedere fabbriche che chiudono, per rilanciare il commercio e la produttività, per uscire dalla recessione e per tornare ad essere lo splendido Paese che siamo stati e vederlo ancora più competitivo.
Claudio Cafasso
[Fonte: www.vignaclarablog.it]